Dopo l’interruzione dovuta al Covid-19, l’associazione PHOTODI riparte con un articolato programma culturale dedicato alla fotografia e alle arti visive.
Dal 29 agosto fino al mese di novembre 2020 e presso le Sedi di via del Duomo 17, di Palazzo dei Priori (ex Sala delle Udienze) e in altri siti nel cuore della campagna tuderte, si susseguiranno espo-lab (esposizioni-laboratorio), cicli di conferenze e altre iniziative di livello volte a richiamare nella città di Todi personalità provenienti dal tessuto locale, nazionale e internazionale. Ciò, anche grazie al gemellaggio di PHOTODI con prestigiose Fondazioni americane e svizzere attive nel settore della fotografia.
Il 29 agosto 2020, alle ore 11:00, inaugurerà il programma dell’Associazione PHOTODI l’espo-lab SIMBO-LOGIA a cura di Arianna Bettarelli. Ospitata presso le storiche sedi del centro cittadino di cui sopra, l’esposizione presenta alcuni lavori e “libri d’artista” del fotografo italiano Mario Santoro-Woith. Forte della sua formazione di antropologo e dell’attività sperimentale in campo fotografico, Santoro-Woith propone delle opere che – realizzate su differenti supporti e con diverse tecniche di stampa – riflettono sull’ontologia e la logica del simbolo di propaganda nella sua funzione segnica.
Il percorso espositivo si svilupperà pertanto a partire dalla simbologia del potere politico affidata dapprima a morfologie zoomorfe (come quella dell’aquila colta da Santoro-Woith – alla stregua di un etnografo – nella serie “E.U.R.”, e in definitiva posta in dialogo con il noto “Half Dollar” di Franco Angeli); per poi proseguire nella ricerca del simbolico in altri soggetti come alcune delle architetture italiane e americane; terminando infine con i ritratti dei più celebri dittatori.
Attraverso la presentazione di vari simboli, formati, materiali di supporto e tecniche di stampa, Santoro-Woith altera le immagini fotografiche originali – di scatto o appropriazione – al fine di rendere visibile la predisposizione del segno al continuo cambiamento estetico e di significato. Ciò svela dunque l’inevitabile destino delle logiche del linguaggio che, seppur nate per sopravvivere, essendo costantemente ripetute ai fine della comunicazione ed espressione dell’intangibile (il concetto), si rigenerano e si modificano nella forma e nel senso di fronte all’ineludibile sorte: la decadenza.
Da qui il nuovo format espositivo (espo-lab) che, alla volontà di mostrare al pubblico il risultato del lavoro dell’artista, si concentra anche sulla sua narrazione concettuale e processuale laddove quest’ultima incide, com’è nel caso di Santoro-Woith, sull’intero progetto e messaggio artistico. In questo senso, la riunione sotto un unico sigillo (il simbolo della propaganda) di differenti serie artistiche con le relative prove di stampa, si è resa funzionale al fine di intercettare quei passaggi e quelle riflessioni dal laboratorio di idee dello stesso fotografo: pensieri che giungono inevitabilmente ad interrogarsi anche sul medesimo ruolo dell’artista in rapporto al potere politico, e sui limiti della liceità del suo operare come veicolo di propaganda.
In foto: Josip Broz Tito di Mario Santoro Woith