Le tante tracce di vita vissuta attraverso le scritture murali rinvenute nel salone nero recentemente riportato alla luce a Pompei, attualmente oggetto di studio.
Nel cantiere della Regio IX, insula 10 di Pompei sono in corso indagini archeologiche nell’ambito della più ampia attività di tutela e messa in sicurezza e di miglioramento dell’assetto idrogeologico dei fronti di scavo. Sono stati analizzati i numerosi graffiti rinvenuti nel salone nero e in alcuni ambienti vicini, di recente portati in luce, da cui emergono numerose le tracce di vita vissuta. Si tratta di iscrizioni graffite, di firme autografe di persone che attraversarono quei luoghi e lasciarono traccia della loro presenza.
Oltre ai nomi dipinti (in greco) accanto alle rappresentazioni di Elena e Paride, compare quello ‘graffiato’ di un tale Pudens; quello calligrafico di un Vesbinus, e, ancora, quello rozzamente segnato da un Valerius, mentre ad un Silvanus doveva essere indirizzato un saluto; ci sono, poi, tracce anche di un/una Modest- (Modestus? Modesta?). C’è poi un saluto, perché qualcuno aveva augurato, forse ai padroni della casa, felicità e benessere hic et ubique. Hic et ubique, ‘qui e ovunque’, è un’espressione formulare che è nota quasi esclusivamente dalle pareti pompeiane e che solcherà i secoli, mettendo Pompei in connessione con Shakespeare, con il tramite della preghiera liturgica. Con un hic et ubique, infatti, inizia la battuta che pronuncerà l’Amleto shakespeariano rivolgendosi all’onnipresente fantasma del padre. Questo è quanto emerge nella lettura e interpretazione degli autori, Maria Chiara Scappaticcio, Professore Ordinario di lingua e letteratura latina all’Università Federico II di Napoli e Gabriel Zuchtriegel, Direttore del Parco Archeologico di Pompei.
La situazione dell’alfabetizzazione a Pompei
Nella Pompei del primo periodo imperiale, così come in molte altre parti del mondo romano, la capacità di leggere e scrivere era appannaggio di una minoranza della popolazione. Questa percentuale, seppur difficile da quantificare con precisione, rappresenta un interessante oggetto di studio e richiede ulteriori approfondimenti da parte della ricerca moderna.
Scrivere come professione
Nella società pompeiana, scrivere era una vera e propria professione. I nobili, infatti, affidavano la scrittura a professionisti specializzati, gli scribi, delegando loro l’atto pratico dello scrivere. In modo analogo, delegavano varie altre incombenze ai loro subalterni. Tuttavia, una firma autografa su un documento o un saluto personale lasciato su un muro potevano rappresentare un segno di volontà e individualità. Questi segni abbondano sui muri di Pompei, e non sorprende trovarne di nuovi negli scavi più recenti.
Firme e Saluti: un’espressione di vita quotidiana
I graffiti e le iscrizioni dipinte sui muri di Pompei, pur essendo meno appariscenti rispetto ai raffinati affreschi, possiedono una forza comunicativa unica. Questi messaggi scritti offrono uno sguardo diretto sulla vita quotidiana degli abitanti di Pompei, riflettendone emozioni, aspirazioni e interazioni. I testi murali permettono di intravedere frammenti di vita e di percepire le voci delle persone che abitavano quegli spazi (Scappaticcio 2023).
L’importanza dell’analisi contestuale
Analizzare i brevi segmenti scritti all’interno di uno spazio può contribuire significativamente alla comprensione delle sue funzioni e dei suoi usi potenziali. L’esame contestuale delle iscrizioni pompeiane permette di ricostruire piccole tessere di storia, offrendo una prospettiva archeologica unica. Studi come quelli di Benefiel (2010, 2011, 2015), Hartnett (2008) e Opdenhoff (2019) hanno dimostrato l’efficacia di questo approccio.
Nuove linee di ricerca
Un’analisi complessiva delle iscrizioni pompeiane, in combinazione con ulteriori evidenze storiche e letterarie, può aprire nuove linee di ricerca. Non mancano tentativi di ricostruzione della percentuale di alfabetizzati a Pompei (Harris 1983, pp.102-111), ma una revisione alla luce delle più recenti scoperte testuali e degli scavi in corso potrebbe offrire nuovi risultati sia quantitativi che qualitativi.
L’analisi delle scritture murali di Pompei non solo arricchisce la nostra comprensione della vita quotidiana nella città antica, ma contribuisce anche a delineare un quadro più chiaro dell’alfabetizzazione e della comunicazione nell’epoca imperiale. Continuare a esplorare queste testimonianze scritte ci permette di avvicinarci sempre di più alla realtà vissuta dagli abitanti di Pompei, offrendoci una finestra unica sul passato.
Fonti
- Benefiel, R. R. (2010). “Dialogues of Ancient Graffiti in the House of the Four Styles at Pompeii”. American Journal of Archaeology.
- Benefiel, R. R. (2011). “Magic Squares and Graffiti in Pompeii”. Antiquity.
- Benefiel, R. R. (2015). “Ancient Graffiti in Context”. Routledge.
- Harris, W. V. (1983). “Ancient Literacy”. Harvard University Press.
- Hartnett, J. (2008). “Graffiti and the Literary Landscape in Roman Pompeii”. Journal of Roman Studies.
- Opdenhoff, J. (2019). “Pompeii: Art, Industry, and Infrastructure”. Oxbow Books.
- Scappaticcio, M. (2023). “Scritture Murali a Pompei: Una Nuova Prospettiva”.