Populonia: con i musei interattivi le opere “parlano”

anfora di baratti populonia

Cosa succede se l’Anfora di Baratti, la Tomba dei Carri o il Mosaico a scena marina si mettono a “parlare”? Che il Museo del territorio di Populonia e del Parco archeologico di Baratti diventa un museo interattivo dove i suoi tre più importanti manufatti “parlano” al visitatore.

Si chiama “Un Museo in tutti i sensi” ed è il progetto, realizzato dal gruppo di ricerca DigitCH del Dipartimento di Architettura dell’Università di Firenze con i contributi della Regione Toscana, nato con lo scopo di sviluppare e incrementare le attività del museo favorendo una comunicazione museale accessibile alle più ampie categorie di pubblico.

“Il nostro obiettivo è garantire comprensibilità e accessibilità al patrimonio museale per tutte le categorie di visitatori, hanno spiegato le due responsabili del progetto scientifico (la prof.ssa Paola Puma per l’Università di Firenze e la dott.ssa Silvia Guideri per il Museo del territorio di Populonia), e con questo progetto dimostriamo che lo possiamo fare in modo efficace, accattivante e lavorando con tecniche low cost. L’accessibilità non è solo abbattimento delle barriere architettoniche e fisiche, ma anche il superamento delle barriere culturali, cognitive e sensoriali, e con “un “Museo in tutti sensi” questo accade” grazie al Virtual Heritage.

“Un museo in tutti i sensi” è stato configurato infatti tramite l’allestimento interattivo di tre installazioni esemplificative dell’intero museo capaci di proporre in modo tecnologicamente avanzato i tre importanti manufatti archeologici: la Tomba dei Carri, l’Anfora di Baratti ed il mosaico a scena marina.

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