Presentati i risultati sull’inquinamento ottenuti dal Progetto MAPEC, finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del programma LIFE+ (Fondo per l’Ambiente dell’Unione Europea), iniziato a gennaio 2014 è giunto a conclusione.
La ricerca aveva lo scopo di approfondire le conoscenze scientifiche sulle relazioni tra inquinamento atmosferico e biomarcatori di danno al DNA nei bambini.
Lo studio è stato condotto in cinque città italiane con diversi livelli di inquinamento atmosferico: Perugia, Brescia, Lecce, Pisa e Torino.
All’incontro con i giornalisti sono intervenuti i professori Fabrizio Figorilli, Prorettore vicario dell’Università degli Studi di Perugia, Violetta Cecchetti, Direttore del Dipartimento di Scienze Farmaceutiche, Silvano Monarca, Local Leader Progetto MAPEC, Massimo Moretti, responsabile scientifico locale Progetto MAPEC, e l’avvocato Urbano Barelli, Vice sindaco di Perugia.
La professoressa Violetta Cecchetti ha ricordato il ruolo del Dipartimento di Scienze Farmaceutiche, impegnato nella ricerca in diversi settori, in modo particolare nella ricerca dei composti farmaceutici e, con il gruppo del professor Monarca, nello studio di ambienti di vita e di lavoro. Il progetto MAPEC è costato 2 milioni e 250mila euro, di cui il 50% finanziato con fondi dell’Unione Europea.
Il progetto e i metodi di lavoro utilizzati nella ricerca, durata 3 anni, sono stati illustrati dal professor Monarca il quale ha ricordato che Perugia ha impegnato 3 giovani ricercatori, che si sono occupati della ricerca svolta nelle scuole, coinvolgendo 1.300 bambini (6-8 anni) nelle cinque città e anche le famiglie. Si è partiti dai dati messi disposizione dall’Arpa sulle sostanze inquinanti dell’aria, prelevando campioni nelle aree adiacenti alle scuole e indagando il DNA con il prelievo dalla bocca dei bambini delle cellule con uno spazzolino da analizzare poi in laboratorio. Inoltre, è stato distribuito un questionario alle famiglie per verificare altri elementi come il fumo passivo o il tipo di alimentazione che hanno una notevole incidenza sui bambini, positiva nel caso di alimentazione mediterranea.
Il prof. Moretti ha presentato i risultati della ricerca, che hanno valore preventivo per eventuali interventi sull’ambiente da suggerire all’amministrazione comunali e sulle abitudini di vita delle collettività.
Conclusioni. Lo studio ha evidenziato la capacità della frazione ultrafine del particolato atmosferico (PM0,5) di indurre effetti tossici, mutageni e cancerogeni, se pur modesti, nelle cellule trattate in laboratorio.
L’effetto biologico precoce, evidenziato nelle cellule buccali dei bambini come presenza di micronuclei, è risultato essere associato a:
– stagione: l’effetto biologico misurato in inverno è sensibilmente maggiore rispetto alla primavera;
– città: i bambini di Brescia hanno mostrato l’effetto maggiore, seguiti da quelli di Pisa, Perugia, Torino e Lecce, nell’ordine;
– concentrazione di benzene, PM2,5, ozono, SO2 e IPA: l’aumento di questi inquinanti è risultato moderatamente associato ad un aumento di micronuclei nelle cellule dei bambini;
– caratteristiche dei bambini: l’alimentazione sana ha mostrato di attenuare l’effetto, mentre l’esposizione a fumo passivo e il sovrappeso di aggravarlo.