Kafka, genio della letteratura del novecento, viene messo in scena da Alessandro Gassmann nello spettacolo “Racconti disumani” il cui unico protagonista, Giorgio Pasotti, come dichiara il regista “… dimostra con questi due personaggi, e con questa scelta condivisa, di aver raggiunto una maturità artistica, ed una voglia di sperimentarsi, molto rara nel panorama teatrale italiano.”
Gassmann, interrogato sulla sua scelta, ci porta alla riflessione con le sue parole: “ -“Franz Kafka, nei suoi racconti, ma come in tutto quello che ha scritto, sorprende, lavora sulla parte profonda di noi stessi, sempre con una visione personale ,riconoscibile, inimitabile. Nei due racconti che ho scelto, “Una relazione accademica” e “La tana”, descrive due umanità “disumanizzate”. Se nella relazione presenta una scimmia divenuta uomo, che descrive questa sua “metamorfosi”, ne “La tana” parla di un uomo che, terrorizzato da ciò che non conosce, vive come un animale sotterraneo, in attesa di un nemico del quale è terrorizzato appunto, ma del quale sa molto poco.
Penso sia il momento giusto per ridare la parola a questo gigante del teatro e della letteratura, proprio oggi, quando molte delle paure da lui raccontate trovano posto nella realtà che viviamo. Penso che andare in profondità in noi stessi, e guardare attraverso le parole di Kafka ciò che ci spaventa, possa aiutarci a capire meglio chi è intorno a noi.”
Racconti disumani si apre con una scimmia divenuta uomo che “sbeffeggia” l’uomo, si diverte del e nel sistema umano, per uscire dalla gabbia nella quale è stata chiusa e vivere una finta libertà; poi arriva “la Tana”, dove prende vita la paura di tutto quello che non si conosce, la ricerca ossessiva di sicurezza, la paralisi che genera ansia e terrore, un uomo a metà tra roditore e “architetto” vive come un animale sotterraneo, cercando di costruire l’abitazione perfetta che lo faccia sentire al sicuro… corridoi, cunicoli, tunnel che finiscono solo in vicoli ciechi.
Al centro della narrazione di Kafka ci sono le tematiche dell’esclusione, della colpa, della condanna, dell’incomunicabilità, della solitudine, dell’angoscia dell’uomo di fronte al mistero della vita e della sua impotenza nel trovare risposte sul male del mondo e l’esistenza di Dio, “Quando si raddrizzerà infine un po’ questo mondo al rovescio?” con Kafka e con le sue parole per parlare agli uomini degli uomini.
Sonia Lustrino