Dallo scorso 22 luglio lo Stendardo della Santissima Trinità di Raffaello è tornato nella cornice originaria. Il cantiere del restauro nella Pinacoteca comunale di Città di Castello è ufficialmente terminato. “Vedere ricollocato lo Stendardo della Santissima Trinità nella cornice è un’emozione oltre che uno degli obiettivi dell’Amministrazione connessi al Cinquecentenario di Raffaello – dichiara l’assessore alla Cultura di Città di Castello Vincenzo Tofanelli -, l’opera ha acquisito una nuova luce che consente al visitatore e allo studioso di apprezzare maggiormente quanto di Raffaello maturo contenga già l’opera dell’esordio. Insieme al progetto di riallestimento della Pinacoteca ripensa il museo in relazione a Raffaello giovane e la sua attività tifernate, nel corso della quale ha prodotto 4 delle sue opere più importanti. Il periodo tifernate è fondativo per il genio di Raffaello e deve essere valutato in questa sua portata”.
A spiegare cosa il restauro abbia portato alla luce sono le due professioniste che lo hanno curato, lavorando nella sala di Raffaello per oltre due mesi, a ritmi forzati, pur di terminare in tempi brevi: Maria Cristina Lanza spiega come “Siano state ridotte le lacune che provocavano interferenza ottica e penalizzavano la leggibilità dell’opera. Fin dall’inizio, il progetto di restauro virtuale curato dall’Istituto centrale del restauro di Roma ha avuto come intento valorizzare le figure della composizione. Siamo molto soddisfatte perché il nostro intervento ha permesso un recupero apprezzabile e rispettoso della storia conservativa dell’opera. Alla luce di questo recupero sarebbe auspicabile un intervento sulla colorazione delle lacune della tela per attenuare il disturbo visivo”.
Sabrina Sottile invece illustra i principali particolari venuti in rilievo con il restauro: “Il criterio adottato è stato reintegrare le lacune di piccole dimensione molto diffuse e quelle reintegrabili, non oggetto di libera interpretazione; questo ha consentito il recupero delle immagini, dei colori e dei personaggi del paesaggio che disturbavano enormemente. Ora per un visitatore è molto più immediata la lettura di figurazioni come Adamo, prima fortemente deturpato da invasive lacune scure: ora si distingue chiaramente l’anatomia del pettorale e delle gambe e il paesaggio divenuto una quinta alla scena dello Stendardo. Molto importante anche il recupero dei preziosi colori e pigmenti usati da Raffaello: il verde e l’azzurro, il rosso con lacche dall’effetto tridimensionale per il tempo all’avanguardia, il giallo della mandorla che avvolge Dio Padre sono apprezzabili nelle loro sfumature, insieme alla pittura miniaturistica di Raffaello, attenta e precisa su ogni minimo tratto”.