E’ partita lo scorso mercoledì 18 Ottobre la Stagione 23/24 del Teatro Morlacchi di Perugia con “Re Lear”, tragedia Shakespeariana che narra racconta e trascina il pubblico nella ”Follia”, tema che questa tragedia il potere di narrare prepotentemente con fascino straziante.
Re Lear, un vecchio Re che ha deciso di deporre il suo regno e il suo potere a favore delle tre figlie Regana, Gonerilla e Cordelia, in cambio chiede da loro un’attestazione dell’amore che provano per lui; le sorelle maggiori si prodigano in melensi complimenti e dichiarazioni farcite di falsità e ipocrisia, mentre la giovane ed onesta Cordelia riesce, con poche e sincere parole, a comunicare al padre la sua più sincera e reale devozione.
Per contro il Re, accecato dalla tirannia e dalla vanità, si lascia adulare da Regana e Gonerilla arrivando a diseredare Cordelia che, per contro, affascina con la sua onestà il re di francia che la sposa e la porta con sé mentre Lear, ben presto, comprende il vero animo delle figlie maggiori.
Nella vicenda una nobile famiglia vive la similitudine del dramma: il signore di Gloucester scaccia, ingannato dal figlio illegittimo Edmund, il figlio legittimo Edgard, abbandonandolo alla e miseria obbligandolo a fuggire riducendolo ad un vecchio pazzo, donando quindi il suo ducato al perfido Edgard.
L’amore verso quest’ultimo fa entrare in rivalità le due figlie di Lear e, nell’intrecciarsi della storia, la follia e la cecità iniziano a farsi strada come punto luce della tragedia.
Cornelia torna nella sua Britannia con un esercito di soldati francesi, decisa a far tornare il vecchio padre sul trono, ma le truppe francesi vengono sconfitte e Cornelia, con il padre Lear, vengono imprigionati e condannati a morte. La tragedia è compiuta: Lear entra in scena con il cadavere della figlia tra le braccia e muore a sua volta dal gran dolore.
Come tutti i capolavori di Shakespeare, Re Lear affronta i temi del potere, dell’ipocrisia, della vecchiaia e delle responsabilità dell’amore e della follia, quest’ultima, sovrana nella tragedia.
lI registi Ferdinando Bruni e Francesco Frongia ci spiegano nel libretto di sala come Re Lear ”ci tocca da vicino perché è il racconto di uno dei viaggi più strazianti dell’uomo verso la sua vera essenza. Un cammino rovinoso conduce il vecchio e arrogante re dal trono fino alla landa desolata dove riuscirà a intravedere l’essenza più vera dell’uomo… i suoi personaggi hanno la tridimensionalità della vita, anzi di una vita che dall’inizio del ‘600 ad oggi palpita ancora reale”.
Lo spettacolo è stato sorprendente, avvolgente e drammaticamente bello; mi ha emozionato, divertito e sorpreso sono stata catturata dalla bravura, dalla riscrittura, dalla modernità che si respira senza mai stravolgere il capolavoro.
Sonia Lustrino