La Regione Umbria ha istituito il Tavolo istituzionale per la qualità dell’aria, presieduto dall’assessore regionale all’ambiente Fernanda Cecchini e composto dai sindaci dei Comuni che il Piano regionale della qualità dell’aria individua a rischio di superamento per le concentrazioni di inquinanti, Perugia, Corciano, Foligno, Città di Castello, Terni e Narni. Inoltre, ne fanno parte il direttore di Arpa Umbria Walter Ganapini e i dirigenti dei servizi regionali competenti. La prima riunione, mercoledì 29 giugno, ha tracciato le linee guida perché si possano raggiungere gli obiettivi per cui il tavolo è stato costituito, cioè il superamento della frammentarietà delle misure d’urgenza adottate tramite ordinanze dei singoli Comuni e la possibilità di adottare misure strutturali per ottenere risultati in termini di riduzioni di emissioni inquinanti.
“Già esiste un comitato tecnico di monitoraggio dell’attuazione del Piano aria – ha spiegato l’assessore Cecchini –, ma vogliamo iniziare a costruire un programma in questo momento in cui nessuno sta sforando i limiti previsti, per arrivare, quando ci sarà bisogno, ad avere in tutto il territorio regionale stesse azioni e modalità d’intervento. Vogliamo, inoltre, individuare, anche d’intesa con gli assessorati regionali a trasporti, sviluppo economico, agricoltura e sanità, interventi strutturali per incidere nel contenimento delle emissioni che provocano sforamenti consistenti e che negli ultimi anni hanno causato diverse problematiche”. Il tavolo ha il compito di promuovere l’adozione di misure d’urgenza omogenee e temporanee, da parte dei sindaci dei Comuni interessati nel caso di prolungati periodi di sforamento dei limiti di legge, ma soprattutto di misure strutturali che consentano di ridurre nel medio periodo le emissioni di inquinanti in atmosfera (dovute in particolare a traffico e riscaldamento domestico) e climalteranti per conseguire obiettivi stabili di miglioramento della qualità dell’aria. “Il Piano dell’aria – ha aggiunto Cecchini – dice già come bisogna agire in caso di emergenza e questo è ribadito dal documento che il Ministero dell’ambiente ha messo a disposizione di Regioni e Comuni nel dicembre scorso. Il dovere morale e politico delle istituzioni, d’intesa con i soggetti preposti, però, è quello di lavorare per interventi strutturali perché si possa incidere durante tutto l’anno nella mitigazione dei rischi. Non è giusto far pensare ai cittadini che non c’è una linea di intervento comune a livello regionale e coordinata con il Ministero dell’ambiente. Oggi avviamo il lavoro. Questo è un luogo politico istituzionale che vuole mettere insieme le diverse esperienze maturate dai Comuni e valutare con gli altri assessorati regionali come in futuro si possano combinare le risorse, ad esempio per sostenere in modo più efficace il trasporto pubblico, che dovrebbe andare a ridurre quello privato, e come si possa intervenire con misure agro ambientali, già in parte previste nel Programma di sviluppo rurale. Anche l’industria può contribuire con le innovazioni che sono a disposizione del mondo della produzione per far sì che si possa guardare a un futuro dove la qualità dell’aria, come quella dell’acqua e dell’ambiente, rappresenti uno dei punti di riferimento dell’agire amministrativo”. Il piano prevede infatti di verificare la possibilità di adottare misure strutturali che possano conseguire, anche tramite progetti speciali, concreti risultati di riduzione di emissioni inquinanti per ciascun settore, come ad esempio traffico, riscaldamento e impianti industriali, individuando interventi, tempi di attuazione e modalità di finanziamento.