La prima scimmia al mondo geneticamente modificata per essere portatrice della malattia di Parkinson è stata creata da ricercatori giapponesi. A rivelarlo il ‘New Scientist’, che annuncia: come parte dello stesso progetto sono nate anche scimmie con la malattia del motoneurone e di Alzheimer. Una notizia che alletterà gli scienziati convinti della possibilità di approfondire la conoscenza di disturbi cerebrali umani difficili da trattare studiando il modello animale, ma che allarma chi considera sbagliato usare i primati nella ricerca.
Il mese scorso, Hideyuki Okano della Keio University School of Medicine di Tokyo ha rivelato il suo lavoro allo ‘State of the Brain’ meeting di Alpbach, Austria. Il suo team ha modificato un primate (marmosetta) in modo da renderlo portatore di una copia mutata del gene umano Snca, legato al morbo di Parkinson. Quando questo gene è difettoso, una proteina chiamata alfasinucleina si accumula nel cervello, uccidendo le cellule cerebrali che producono dopamina, sostanza chimica di segnalazione vitale per il movimento.
Nei tre anni successivi, la scimmia ingegnerizzata ha sviluppato sintomi del Parkinson simili a quelli sperimentati dai pazienti umani: disturbi del sonno, fino al classico ‘tremore’.
“Quando si ha a che fare con queste malattie è molto difficile indagare su ciò che sta accadendo nei pazienti in vita, dunque la conoscenza dei circuiti cerebrali responsabili è per lo più non identificata”, dice Okano. Il suo team spera di risolvere alcuni ‘arcani’ sui circuiti neurali chiave in ogni fase del declino neurologico studiando le scimmie ‘modificate’. “Speriamo di trovare il modo per prevedere l’insorgenza di ogni sintomo, e sviluppare farmaci che rallentino la progressione della malattia”, conclude.
In Cina, ci sono 40 aziende che insieme allevano 250.000 scimmie cynomolgus e 40.000 macachi Rhesus che potrebbero essere utilizzati per la ricerca scientifica, dice Mu-Ming Poo dell’Istituto di neuroscienze dell’Accademia cinese.