Roma, Pantheon: riemerge intatto il pavimento di epoca imperiale

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Sette lastre di travertino di epoca adrianea perfettamente conservate, altre sette che spuntano sotto le strutture dei servizi. Tra la pavimentazione imperiale, “intatta e allineata come in origine”, una piccola parte mancante apre uno spiraglio per proseguire lo scavo in profondità e conquistare un pezzetto in più della storia di piazza della Rotonda, nota come Piazza del Pantheon.
Siamo a pochi metri dal Pantheon, a Roma, dove la scorsa settimana il manto stradale si è aperto a causa di una infiltrazione di acqua. I lavori di emergenza sono scattati subito, così come subito è arrivata la Soprintendenza speciale di Roma a presidiare il cantiere dove, dopo qualche giorno di lavoro e a circa tre metri di profondità sono state ritrovate le lastre.
Ritrovate, appunto, perchè questa non è una scoperta. Già negli anni novanta erano venute alla luce, quella volta si, fu una sorpresa, studiate e ricoperte con uno strato sottile di pozzolana che “le ha conservate integre”, segno che il lavoro degli archeologi ha funzionato. “Oggi però è un’emozione rivederle, per noi e per chi ha la fortuna di passare di qua in questi giorni”, racconta all’agenzia Dire Marta Baumgartner, archeologa della Soprintendenza speciale responsabile dello scavo. “Questa pavimentazione occupa quasi tutta la piazza. Adesso faremo un confronto con i dati che i colleghi hanno archiviato negli anni Novanta”, dice.
La Soprintendenza non allargherà lo scavo, delimitato da un lato dai servizi e dall’altro da una struttura post antica, “probabilmente dell’Ottocento e, ma è ancora una ipotesi, appartenente a una fogna”. Anche in questo caso, le archeologhe verificheranno se gli scavi degli anni Novanta avevano documentato anche questa presenza, oppure no. Un particolare che potrebbe aiutare a ricostruire la stratificazione di piazza del Pantheon, trasformata nel corso dei secoli da area monumentale dell’Impero a mercato in epoca medievale. “E di quel periodo sappiamo pochissimo”, aggiunge Maria Cristina Lapenna, architetto della Soprintendenza.
E allora quel pezzetto di terreno che fa capolino tra le grandi lastre adrianee, insieme a un altro spiraglio tra le lastre, potrebbe diventare una finestra in più sull’antico e sulle epoche successive. “Per esempio potrebbero arrivare dei dati sull’incendio che colpì quest’area nell’80 dopo Cristo – spiega Lapenna – e di cui le fonti ci raccontano di un rinnovamento successivo, ma in quale direzione?”.
Non solo, però, perchè il “sogno” è di completare una scoperta già fatta, forse in parte, dagli archeologi Carlo Fea e Rodolfo Lanciani: “Mi piacerebbe trovare qualche indicazione in più sulla piazza severiana, con il portico che Fea e Lanciani avevano già documentato negli altri lati della piazza, ma non in questo”, rivela Lapenna, che aggiunge: “In ogni caso, nuovi dati potrebbero aiutarci a comprendere le trasformazioni di questa piazza, di cui sappiamo ricostruire la forma e le presenze di epoca imperiale, ma conosciamo meno dei suoi usi successivi”. Come negli anni Novanta, alla fine dello scavo le archeologhe metteranno in sicurezza le lastre e le ricopriranno con un tessuto. Poi, il lavoro di ricostruzione delle evidenze storiche verrà fatto incrociando i dati. “Di certo – spiegano infine – questo scavo nato da una emergenza è stata un’occasione per una verifica ulteriore e per tentare di aggiungere nuovi elementi cronologici”.

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