Un’arancia al giorno potrebbe togliere il medico di torno, soprattutto in caso di diabete. E’ questa, in sintesi, una delle conclusioni a cui sono giunti unanimemente diversi ricercatori provenienti da ogni parte del mondo e riunitisi all’ultimo simposio internazionale organizzato a Barcellona dal Joslin Diabetes Center, la più importante organizzazione mondiale che si occupa di clinica e ricerca nell’ambito del diabete.
Numerosi studi hanno dimostrato la correlazione tra diabete e parodontiti, convenendo che la salute del cavo orale e una dieta ricca di antiossidanti – veri e propri elisir per il nostro organismo come, ad esempio, la Vitamina C – possano aiutare a ridurre l’incidenza della cosiddetta “malattia del benessere” e a combattere l’insorgenza dei problemi a essa legati come, appunto, la parodontite.
“Da questi nuovi approcci – commenta il dottor Jacopo Gualtieri, odontoiatra membro dell’EAO (European Association for Osseointegration), specializzato in implantologia e rigenerazione ossea, che opera tra Lucca e Milano – emerge innanzitutto il ruolo fondamentale dell’odontoiatra nella fase di prevenzione non solo nell’individuazione precoce della patologia ma anche in merito all’indicazione di sane regole alimentari, essendo ormai acclarati i legami tra cibo, bocca (parodontite) e malattie conseguenti (come il diabete e le malattie cardiovascolari). In particolare si sottolinea l’importanza di un corretto stile di vita e di una dieta a basso contenuto glicemico e ricca di antiossidanti”.
Una prevenzione, dunque, che passa innanzitutto dalla salute del cavo orale e dal ruolo di dentisti e igienisti che possono intervenire sia per allertare i pazienti sulla possibile incidenza della malattia – intercettando i segnali clinici che possono portare al diabete – sia per aiutare i pazienti già conclamati a ridurre notevolmente il rischio di complicanze. Come riferisce la Società Italiana di Parodontologia (Sidp), la parodontite è stata definita “la sesta complicanza del diabete” e quindi i soggetti affetti da questa patologia hanno un rischio maggiore di sviluppare gengiviti e parodontiti.
I dentisti e gli igienisti dentali, oggi, rivestono un ruolo specifico nell’identificare i pazienti a rischio diabete, i cui maggiori fattori di rischio quali età, obesità, insulinoresistenza e infiammazioni sono comuni alla malattia parodontale. Da uno studio condotto su 2781 pazienti pubblicato nel 2015 sul Journal of American Medical Association (a cura della Dott.ssa Andy Menke, epidemiologa al Social and Scientific Systems di Silver Spring, in Maryland) è infatti emerso che negli Stati Uniti, dove circa il 14% della popolazione è malata di diabete, grazie alla prevenzione orale e a numerose campagne si sensibilizzazione, i casi di mancata diagnosi sono scesi dal 40% nel periodo 1988-1994 fino al 31% tra il 2008 e il 2012.
Il diabete è una patologia cronica definita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come “l’epidemia dei primi venticinque anni del terzo millennio” e richiede pertanto interventi continui per prevenire o ridurre le complicanze cardiovascolari, neurologiche, oculari, renali e dentali ad essa collegate. Sono cinque milioni i diabetici solo in Italia, più del doppio rispetto a trent’anni fa, di cui il 65% con più di 65 anni di età. E se la sua incidenza è in continua crescita, mentre tarda ancora ad arrivare una cura definitiva, l’arma migliore per contrastarne la sua insorgenza è la prevenzione.