Un miliardo di batteri, come quasi tutti gli abitanti della Cina, su un solo dente: dopo 4 ore da un pasto, se non ci si lavano accuratamente i denti, la placca batterica si moltiplica e da un grammo di germi, pari a circa 100.000 microrganismi, decuplica creando un “film” che facilita la comparsa di carie e soprattutto infiammazione alle gengive.
Un problema che, non a caso, riguarda 20 milioni di over 35 di cui 8 milioni con una parodontite grave, 3 milioni addirittura a rischio di perdere i denti. Eppure pochi conoscono la malattia o la curano come si deve: quattro italiani su dieci di fronte a gengive dolenti, arrossate e infiammate, che sanguinano quando si spazzolano i denti, non chiedono aiuto al dentista e provano magari a prendere un po’ di vitamine o integratori per qualche giorno, scelgono un intruglio a base di erbe, modificano la dieta o cambiano spazzolino o dentifricio, al massimo usano un collutorio per denti sensibili. Oppure semplicemente aspettano che passi: così, otto volte su dieci il disturbo resta e può perfino aggravarsi, ma molti continuano a non preoccuparsene perché, di fatto, non sanno che cosa stia accadendo ai loro denti.
Gli italiani hanno infatti le idee confuse in materia e non sanno cosa sia la parodontite, un mistero per il 70 per cento dei connazionali. Lo dimostra un’indagine promossa dalla Società Italiana di Parodontologia e Implantologia (SIdP) che sarà presentata in occasione della Giornata Europea della Parodontologia, il 12 maggio, secondo cui solo un italiano su tre conosce le conseguenze della parodontite, dalle infezioni alla possibile perdita dei denti, e appena l’8% sa che questa malattia è la stessa cosa della piorrea, termine con cui la si indicava più spesso in passato. I dati, che saranno discussi durante il corso di aggiornamento SIdP “La terapia parodontale semplice ed efficace”, a Bologna il 13-14 maggio, mostrano anche la necessità di maggiore educazione e sensibilizzazione sul tema: il 90% vorrebbe più informazioni e non è soddisfatto delle proprie conoscenze sulla salute delle gengive, vorrebbe perciò avere più notizie chiare e corrette dal proprio dentista (95%), da un’associazione scientifica qualificata (77%) o da siti internet gestiti da fonti autorevoli e indipendenti (83%). Anche per questo è appena partita una campagna di sensibilizzazione SIdP sulla malattia parodontale patrocinata dal Ministero della Salute con spot in radio, TV e soprattutto il sito www.gengive.org in cui trovare tutte le informazioni utili per mantenere in salute la bocca.
L’indagine, condotta dall’Istituto di Ricerche Key-Stone su un campione di mille adulti rappresentativo della popolazione generale, mostra che la fantasia degli italiani di fronte ai disturbi gengivali è molto spiccata: uno su tre prova a risolvere con un collutorio specifico, il 15% cambia il dentifricio, il 10% tenta con i risciacqui o i rimedi naturali ma c’è pure chi si affida alla dieta, alle vitamine o perfino agli antibiotici fai da te. In totale, circa 12 milioni di italiani “inventano” una cura per arginare sintomi come gengive sanguinanti (47% della popolazione), che si ritraggono (29%) o sono dolenti (26%), tutti segni di un’infiammazione a cui porre rimedio. “Circa 20 milioni di over 35 hanno disturbi che sono associabili alla parodontite e che richiederebbero un approfondimento diagnostico, ma pochi si rendono conto che si tratta di sintomi da non sottovalutare e quattro su dieci non si rivolgono al dentista – spiega Claudio Gatti, presidente SidP – La gengivite non curata si trasforma spesso in parodontite, la sesta malattia più frequente al mondo e, nella sua forma grave, la prima causa di perdita dei denti. Stando ai dati dell’indagine, i sintomi peraltro compaiono sempre prima: il 43% dei 20-34enni ha già avuto almeno una volta un segno di sofferenza gengivale che quasi sempre si risolve da sé, ma che non dovrebbe essere sottovalutato come campanello d’allarme di una fragilità delle gengive. A rischio soprattutto gli italiani che vivono al Sud, che scontano purtroppo anche la minor presenza di odontoiatri che si occupano della cura delle parodontiti sul territorio: il 54% della popolazione ha sintomi di gengivite contro il 42% di chi vive al Nord. La maggioranza degli italiani non ha un’idea ben precisa di che cosa significhi avere un disturbo gengivale e di che cosa sia davvero opportuno fare: così, nonostante in Italia la parodontite nella sua forma più grave colpisca oltre 3 milioni di persone, il 50% degli intervistati non la conosce o ha convinzioni confuse o sbagliate. L’errore più tipico è la mancata conoscenza dei termini parodontite e piorrea: sono la stessa cosa, ma pochissimi lo sanno e la seconda viene percepita come più grave o come un esito della parodontite di cui appena il 30 % conosce davvero le conseguenze, peraltro realmente note soprattutto a chi ha un’istruzione superiore. Serve perciò maggiore educazione”. La campagna di sensibilizzazione SIdP sulla malattia parodontale, patrocinata dal Ministero della Salute, intende proprio rispondere alle lacune conoscitive sull’argomento: con spot in radio e TV e soprattutto attraverso il sito www.gengive.org sarà possibile trovare tutte le informazioni utili per mantenere in salute la bocca. “La scarsa conoscenza dell’argomento è sentita anche dai cittadini, come mostrano i risultati dell’indagine – sottolinea Gatti – Gli italiani ritengono auspicabile un sistema di informazione autorevole da parte del Ministero della Salute e solo nell’8% dei casi dichiarano di aver sentito parlare dei disturbi gengivali in televisione o in radio in modo approfondito. La maggioranza utilizza internet per informarsi su problemi di salute, per cui è forte anche la richiesta di siti gestiti da fonti autorevoli e piattaforme in cui poter trovare i contributi di parodontologi. In risposta a queste esigenze, SIdP si è mossa per offrire informazione accreditate e controllate attraverso i canali di maggiore e più facile accesso: con questa iniziativa speriamo perciò di aiutare i cittadini a prendersi più cura della propria salute orale”.
Anche il dentista resta un punto di riferimento essenziale per chiedere informazioni sulla salute delle gengive ed è perciò fondamentale che anche i medici sappiano offrire il massimo dell’appropriatezza diagnostica e terapeutica. L’indagine mostra che soltanto al 9% dei pazienti è stata effettivamente diagnosticata una parodontite, soprattutto nei più anziani: è perciò necessario migliorare anche la formazione dei dentisti che non non si occupano di parodontologia perché possano riconoscere i segni delle malattie parodontali e intervenire nel modo più adeguato. “Un intervento diagnostico e terapeutico appropriato deve essere efficace ed efficiente, per raggiungere l’obiettivo velocemente e nel modo più semplice ed economico – osserva Gatti – Serve perciò affidarsi a procedure sicure e validate, sgombrando il campo da ciò che confonde e illude il paziente: occorre innanzitutto evitare l’utilizzo scorretto, eccessivo o inadeguato di esami e prestazioni terapeutiche, riducendo per esempio i test diagnostici e le terapie che non apportano benefici significativi al paziente e utilizzando solo metodi validati dalla comunità scientifica internazionale. I dentisti devono cercare di diagnosticare la gengivite e la parodontite prima possibile, curando e non estraendo i denti compromessi a meno che non sia indispensabile farlo e senza mai inserire gli impianti se prima non è stata diagnosticata e curata la parodontite. I pazienti, dal canto loro, devono impegnarsi nella prevenzione dei disturbi gengivali attraverso una corretta igiene orale, l’abbandono del fumo e controlli periodici con sedute professionali di igiene; soprattutto è necessario che tutti sappiano di dover andare dal dentista non appena ci si accorge di un sanguinamento gengivale, pretendendo dal medico un check-up completo delle gengive”.