L’8-10 % dei pazienti in ospedale va incontro a infezioni contratte durante il ricovero, e molto spesso si tratta di polmoniti. In terapia intensiva questa incidenza può raggiungere il 15% dei ricoverati”.
A tracciare il quadro il direttore della Unità operativa di Malattie infettive dell’Ospedale di Pisa, Francesco Menichetti, al II Workshop pneumologico del Centro Italia, all’Ospedale San Giovanni Addolorata di Roma, presieduto da Stefano Carlone. “I germi che causano queste infezioni – spiega Menichetti – sono oggi multiresistenti e talvolta panresistenti agli antibiotici, e le opzioni terapeutiche innovative scarseggiano.
La letalità delle setticiemie da Klebsiella pneumoniae può raggiungere il 50%, e nei pazienti che hanno una sepsi grave o uno shock settico si arriva all’80%. In terapia intensiva sino al 20% dei pazienti sottoposti a ventilazione meccanica prolungata è a rischio di sviluppare polmonite. Sono numeri importanti che richiedono precise azioni di contenimento”.
“Negli ultimi anni – dice Carlone – abbiamo assistito a un brusco incremento di gravi infezioni polmonari, particolarmente difficili da debellare in quanto sostenute da germi dotati di resistenza alla quasi totalità degli antibiotici. Il timore, come di recente emerso dall’isolamento di ceppi di batteri Gram-negativi resistenti a ogni tipo di antibiotico, è quello relativo a una più larga diffusione o addirittura una vera e propria esplosione di questa problematica, anche al di fuori delle unità di terapia intensiva, dove fino ad oggi è stata talora dimostrata.
Per questo è assolutamente necessario che i medici facciano un uso appropriato e strettamente necessario della terapia antibiotica, anche perché nel breve termine è prevista l’introduzione solo di un limitato numero di nuove molecole ad attività antibatterica”.