Sara Sajeva è artista e scrittrice, “Le età infelici”, edito da Castelvecchi, è il suo primo romanzo. Vive a Todi, in Umbria, ed i suoi quadri sono oggetto di mostre dentro e fuori il territorio nazionale.
Come racconta lei stessa, “Le età infelici” rappresenta il tentativo ora che, in qualità di genitore, è passata “dall’altra parte della barricata”, di raccontare la sua esperienza di adolescente profondamente irrequieta e problematica, a beneficio più dei genitori (che molto spesso hanno difficoltà a rapportarsi con i propri figli ed a comprendere le loro esigenze) che dei ragazzi, che chiedono soltanto di essere amati.
Il romanzo ha avuto una lunga gestazione perché è stato redatto in due tempi distinti: la prima parte è composta da una raccolta di appunti e pensieri scritti qua e là da Sara proprio durante la sua adolescenza, scritti recentemente ritrovati da Sara che ha voluto raccoglierli organicamente ed integrarli.
Ne è risultata un’opera semplice e complessa allo stesso tempo, che sfiora moltissime tematiche delicate. In estrema sintesi è un libro che parla di amore nell’accezione più ampia del termine, o della sua pressoché assoluta mancanza.
Sara ha conosciuto l’amore immenso del nonno con cui ha passato la sua infanzia e che l’ha avvicinata all’arte, arte che sarà la sua ancora di salvezza e che le permetterà di riacquistare un proprio equilibrio dopo un periodo di totale disorientamento; ha conosciuto l’amore distratto della madre, che non è stata in grado, con il papà di Sara spesso lontano per lavoro, di assumersi il ruolo di educatrice destabilizzando i parametri di una ragazza adolescente che, in un disperato tentativo di attirare attenzione, si è abbandonata a comportamenti lesivi verso sé stessa. Viene da pensare, peccando di superificalità, che i giovani insofferenti siano refrattari alle regole ed alla società… invece sono proprio le regole che cercano e che vengono loro negate, abbandonandoli in un mare infinito senza parametri, appigli, porti sicuri. Ciò che chiedono è “soltanto” la normalità (bella parola, se si potesse definire…), normalità intesa come alveo familiare dove i genitori svolgono il proprio ruolo di educatori con fatica, impegno, passione, mettendosi in discussione tutti i giorni ed esercitando un costante lavoro di autocritica e comprensione dei propri figli, che mutano di giorno in giorno, crescono e pretendono tutta l’attenzione che è loro dovuta.
Sara racconta come i libri, al pari dell’arte, abbiano contribuito alla sua crescita interiore. I classici, racconta, sono stati i suoi maestri. Ed ecco l’importanza fondamentale della cultura, dell’educazione al bello, alla sensibilità verso il prossimo, e (ecco una parola che va molto di moda ma che ha un significato splendido se vissuta profondamente) all’empatia, che sarà pure una dote innata, ma che, sono certa, può essere coltivata ed amplificata.
Amore dicevamo, amore che si impara: prima di tutto per sé stessi dichiara Sara, è quella spinta irrinunciabile alla vita che ti aiuta a non sprofondare, di trovare il mezzo di espressione più congeniale che ti permetta di trasmettere i tuoi messaggi e sintonizzarti con il resto del mondo entrando in armonia con esso e, allo stesso tempo contribuendo alla sua armonia, per sentirsi parte attiva di un progetto più grande che è la vita stessa. Contribuire all’armonia del tutto è quindi, principalmente, contribuire al bello, non certo in senso estetico ma in senso assoluto, come il bello di un’opera d’arte, di un figlio che cresce, di una parola detta o scritta.
Ora Sara è mamma a sua volta della bellissima Cloe, una mamma sicuramente matura e consapevole che ha fatto tesoro della sua esperienza (altra pecca dei genitori: dimenticarsi di essere stati figli…); esperienza che intende mettere a disposizione degli altri genitori anche in occasione delle presentazioni del suo libro. In occasione di questi appuntamenti Sara è accompagnata dalla dottoressa Patrizia Giungato, pedagogista, psicologa, psicoterapeuta psicoanalitico, consulente dello sportello d’ascolto per adolescenti a Roma e psicodiagnosta esperta nel sostegno alla genitorialità, alla quale lascia ampio spazio per un’analisi delle tematiche del racconto, ovvero il rapporto genitori – figli e delle dinamiche adolescenziali, e permettere ai presenti di porre domande ed esporre le proprie difficoltà.
Benedetta Tintillini