Entra in scena con una lampada, come Diogene, si muove su un palco povero, incorniciato da due colonne doriche: così Simone Cristicchi dà il via al suo viaggio verso il ‘Paradiso’ dantesco, un percorso di teatro-canzone attualmente in scena nell’atmosfera medievale di San Miniato.
Un emozionante e intenso tragitto “dalle tenebre alla luce” che Simone Cristicchi (già autore di spettacoli di teatro-canzone che hanno portato coraggiosamente in scena il dramma dei reduci della Seconda Guerra Mondiale e quello degli esuli istriano-dalmati in fuga dalla Jugoslavia) colloca all’interno di un suo percorso di ricerca personale di senso.
Spiega l’artista romano: “Ho iniziato un dialogo profondo con il mondo della spiritualità già attorno al 2016, quando ho scritto Il secondo figlio di Dio, incontrando personaggi e storie che vengono dal misticismo, dal buddismo, dal cristianesimo e dalla spiritualità sufi. Lo sto facendo senza avere un orientamento preciso ma continuando ad interrogarmi sul senso del nostro de-siderare, che poi anche etimologicamente significa aver nostalgia delle stelle”.
Proprio il desiderio e le stelle sono il fil rouge di tutto questo spettacolo che ha Dante come faro, compagno di viaggio e punto di arrivo, e che ha lo spirito di Giorgio Gaber e Franco Battiato (e non a caso padre Guidalberto Bormolini, vicinissimo al musicista siciliano, è stato uno dei grandi “assistenti” di Cristicchi nella realizzazione di questo ‘Paradiso’) come nume tutelare.
Le scelte di Simone Cristicchi nei 90 minuti di rappresentazione lo portano a coinvolgere Einstein e i migranti, il maestro zen (già monaco benedettino) Willigis Jager e le sofferenze del pianeta in un testo dove appaiono multiformi registri narrativi, in un testo scritto con Manfredi Rutelli, dove le musiche (firmate da Cristicchi con Valter Sivilotti) sono solido tessuto connettivo di un’opera in cui anche Abbi cura di me, splendida ‘canzonetta’ sanremese fa nobile capolino (“È il fiore tra l’asfalto, lo spettacolo del firmamento/ È l’orchestra delle foglie che vibrano al vento/ È la legna che brucia, che scalda e torna cenere/ La vita è l’unico miracolo a cui non puoi non credere”).
Questa messa in scena dantesca viene da una proposta presentata a Cristicchi della fondazione Istituto Dramma Popolare di San Miniato, storica realtà artistico-culturale che opera dall’immediato Dopoguerra e che compie oggi 75 anni di vita. Il musicista romano ha preso l’ipotesi subito in mano “perchè era giunto ormai il momento- confessa alla Dire- di ritrovare le priorità nella vita e nell’arte, sapendo che nella vita mi sono successe tante cose particolari ed era giunto il momento di raccontarle”.
“Ti sei mai guardato dentro? Ti sei mai chiesto del tuo desiderio profondo? La nostalgia che si nasconde dentro di te? Che cosa ti abita?”, si domanda l’artista romano prima di immergersi totalmente – cuore, voce, sguardo, corpo – nel 33esimo Canto del Paradiso, “già raccontato splendidamente da Roberto Benigni e Franco Nembrini”, sottolinea Cristicchi, “ma che nel mio spettacolo sono molto semplicemente il punto di arrivo e forse di un percorso che parte da me e dalle mie domande, dal mio desiderio di felicità che cerca un luogo dove compiersi”.
‘Paradiso, dalle tenebre alla luce’, conclusa la settimana presso la Festa del teatro di San Miniato si muoverà verso Faenza, Forli, Follonica, Pistoia, Chiusi, per proseguire verso la stagione invernale, proponendo un’esperienza artistica e teatrale coraggiosa e insolita per un tempo che sembra godere soprattutto di noie effimere e di smarrimento. “Il teatro deve essere testimonianza- conclude Cristicchi- e prendersi l’incarico di ricordare che siamo fatti per le stelle può forse essere l’impegno che con questo spettacolo mi sono preso di ricordare”.