Tra le ragioni della ricerca ed i quesiti etici sulla sperimentazione animale a scopi scinetifici alcuni ricercatori denunciano la sensazione di impotenza di fronte a minacce, anche personali, subìte da parte di associazioni animaliste.
Nonostante le leggi europee ed italiane garantiscano controlli adeguati, in Italia la ricerca sugli animali è continuamente sotto attacco da parte di associazioni animaliste, sulla base di affermazioni prive di evidenza scientifica. I giovani ricercatori si sentono abbandonati dalle istituzioni, che dovrebbero invece proteggere
la libertà di fare scienza. A denunciarlo è la Crui (Conferenza dei rettori delle università italiane) in un documento inviato a tutte le università italiane.
Nella lettera, firmata da Ferruccio Resta, presidente della Crui, e Rosaria Rizzuto, coordinatrice della Commissione ricerca della Crui, si ribadisce la centralità della ricerca scientifica come valore fondamentale per il progresso sociale, culturale ed economico del Paese. “Una serrata campagna mediatica e denunce alla magistratura di attività di ricerca, approvate dalle autorità preposte – scrivono – ha portato in molti casi ad una ingiusta pubblica denigrazione di ricerche di valore scientifico e sociale, e a pesanti e spesso contradditorie vicissitudini
giudiziarie”.
Caso emblematico è quello del progetto LightUp delle università di Torino e Parma, che studia nel macaco i deficit visivi da lesione cerebrale, finanziato dall’Unione Europea. Per queste ricerche i ricercatori hanno ricevuto per mesi minacce a loro ed alle famiglie e lo scorso 9 ottobre, dopo il ricorso presentato dalla Lav, il Consiglio di Stato ha emanato un’ordinanza sospensiva del progetto, subordinandolo all’eventuale disponibilità di un metodo alternativo alla sperimentazione animale. Ma ad oggi, continua il documento, un “metodo alternativo per portare avanti queste sperimentazioni non esiste”.