Nelle città capoluogo d’Italia la situazione dell’aria è in costante peggioramento: 39 città italiane presentano livelli di Pm10 alle stelle. La situazione più critica in Pianura Padana e in generale nelle città del nord, ma nemmeno in Umbria va tanto bene, a Terni in particolare.
Per quanto riguarda l’Umbria, come noto, a Terni che si registra la qualità dell’aria peggiore, per via di polveri sottili e ozono (un inquinante secondario che si forma a partire dalla presenza di alcuni inquinanti primari a seguito di reazioni fotochimiche). Sono stati 48 gli sforamenti registrati nell’anno appena concluso del limite giornaliero di PM10 e 55 gli sforamenti dell’ozono. In particolare andando a sommare questi due inquinanti c’è da dire che le città italiane più inquinate sono tutte dell’area padana con l’aggiunta di Frosinone e Terni appunto che pur se in fondo alla classifica, segnalano ugualmente una situazione allarmante.
L’ozono è un problema anche a Perugia che comunque ha registrato 32 sforamenti nel corso del 2017 presso la stazione di monitoraggio collocata all’interno del parco cittadino Chico Mendes, a distanza di circa 500 metri da strade e abitazioni.
In questi giorni, e come ogni anno, a Terni e Perugia si susseguono le ordinanze comunali di emergenza che dovrebbero servire ad arginare il fenomeno degli sforamenti, ma sono misure tampone in parte o del tutto inefficaci, anche perché banalmente prive dei dovuti strumenti di controllo e di verifica (vedasi le misure di divieto di accensione per due giorni a settimana dei caminetti attuata a Terni).
“Come ripetiamo da anni – commenta Gianni Di Mattia di Legambiente Umbria – le vere azioni efficaci sono quelle estese, ragionate e strutturali che si incentrano sul disincentivo all’utilizzo dei mezzi alimentati a carburanti fossili per muoversi in città, favorendo la mobilità ciclopedonale e l’uso dei mezzi pubblici, e che realizzano campagne di efficentamento edilizio ed impiantistico degli edifici, unito a una stringente verifica e sollecitazione per l’uso di tecnologie a basso impatto e a bassi consumi per l’industria e il terziario. A Terni in particolare serve anche una significativa assunzione di responsabilità da parte del settore industriale nel fare la propria parte per migliorare le emissioni che contribuiscono in modo significativo a rendere irrespirabile l’aria. Tutti interventi che in Umbria non sono ancora stati messi in campo in maniera organica e convinta”.
“Certamente per politiche come queste servono risorse, competenze e serve coraggio (disincentivare l’uso dell’auto ad esempio vuol dire anche creare malumori da parte di chi non è disposto a rinunciarvi) – conclude Gianni Di Mattia – ma sono necessarie e doverose e siamo già in grave ritardo nell’attuarle e sono ormai molti cittadini disposti a cambiare le proprie abitudini pur di difendere la qualità dell’aria che respirano”.