Un’esposizione che registra la mancanza, all’arte e al pubblico, di un artista popolare, il cui mito si è affermato proprio in questo tempo.
Fulminea fu la sua carriera, durata vent’anni, tra una folgorante ascesa teatrale, si era fatto conoscere come comico giovanissimo con il gruppo “La smorfia”, insieme a Enzo Decaro e Lello Arena. La fama in tv con “Non Stop”, una trasmissioni-laboratorio della RAI di Bruno Voglino e nel cinema con “Ricomincio da tre” un film del 1981 “dove c’erano” come scrisse Gianni Minà “tutti i dubbi e le disillusioni della sua generazione, ma anche tutto il suo senso della vita, la sua filosofia basata sull’arte di accontentarsi, forse anche un po’ della sua famosa pigrizia”.
Ed infine la morte quando un uomo si definisce ancora giovane, a causa di quel suo “cuore malato”, di cui “non parlava mai, al massimo ci scherzava sopra facendo il verso alle parole di una immortale canzone che talvolta intonava cercando di imitare Sergio Bruni”.
L’esposizione racconta il percorso umano e artistico di Troisi in sequenza cronologica. Filo conduttore è il lato più sensibile e intellettuale di Troisi, poeta senza definirsi tale, ha scritto poesie già in tenera età per ritagliarsi spazi d’intimità negati da una famiglia numerosissima e ha chiuso il cerchio con “Il Postino”, film in cui la poesia non è solo testo, ma anche e soprattutto un modo di vivere, di vivere poeticamente.
La mostra è promossa e organizzata da Istituto Luce – Cinecittà con l’Asessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli e 30 Miles Film, con il riconoscimento di MIBACT, Regione Campania, in collaborazione con Archivio Enrico Appetito, Rai Teche, Cinecittà si Mostra e Cinecittà News.