Quasi lametà delle specie di uccelli selvatici nel mondo è in declino, e una su otto è a rischio di estinzione a causa dell’espansione e intensificazione dell’agricoltura, della deforestazione e dei cambiamenti climatici. Ad affermarlo è la nuova edizione di “State of the world birds”, il più importante rapporto al mondo che nella nuova edizione ha preso in esame ben 11mila specie di uccelli.
Pubblicato ogni quattro anni da BirdLife International (La Lipu-BirdLife Italia è il partner italiano e lo diffonde nel nostro Paese), il rapporto riassume ciò che gli uccelli ci dicono sullo stato della natura, sulle pressioni esercitate su di essa, sulle soluzioni esistenti e su quelle necessarie.
Attualmente, quasi la metà delle specie di uccelli nel mondo è in declino mentre solo il 6% è in aumento. Sebbene i dati sulle tendenze a lungo termine delle popolazioni di uccelli siano più completi per l’Europa e il Nord America, è sempre più evidente che il declino si sta verificando in tutto il mondo, dalle specie delle foreste e delle zone umide in Giappone ai rapaci in Kenya.
L’espansione e l’intensificazione dell’agricoltura sono la principale minaccia per gli uccelli del mondo e riguardano il 73% di tutte le specie minacciate. L’aumento della meccanizzazione, l’uso di prodotti agrochimici e la conversione dei pascoli in terreni coltivati hanno causato in Europa un declino del 57% degli uccelli degli habitat agricoli dal 1980.
In Etiopia, dal 2007, la perdita di prati e pascoli a favore dei terreni agricoli ha causato una diminuzione dell’80% del numero di allodole libiche, una specie endemica che non si trova in nessun altro luogo del pianeta.
Anche il disboscamento e la gestione forestale non sostenibili rappresentano un problema significativo: la perdita di oltre 7 milioni di ettari di foresta ogni anno ha un impatto sulla metà di tutte le specie di uccelli minacciate.
Un’altra considerevole minaccia viene dai cambiamenti climatici, che stanno già mostrando impatti devastanti sugli uccelli del mondo, con il 34% delle specie minacciate già colpito, e una tendenza all’intensificazione dei fenomeni molto veloce.
Nel complesso, il rapporto conclude che una delle azioni più importanti da intraprendere è la conservazione, la salvaguardia e la gestione efficace dei siti più critici per gli uccelli e la biodiversità.
In quest’ottica, la riunione della Convenzione sulla Diversità Biologica (CBD COP 15), che si terrà alla fine di quest’anno, sarà un momento cruciale per gli uccelli e per tutta la natura, poiché i governi si riuniranno per finalizzare e adottare il Global Biodiversity Framework.
“Gli uccelli ci informano sulla salute del nostro ambiente naturale: ignoriamo i loro messaggi a nostro rischio e pericolo – afferma Patricia Zurita, direttore generale di BirdLife International – Molte parti del mondo stanno già sperimentando incendi, siccità, ondate di calore e inondazioni estreme, mentre gli ecosistemi trasformati dall’uomo lottano per adattarsi ai cambiamenti climatici. Mentre la pandemia di Covid e la crisi globale del costo della vita hanno indubbiamente distolto l’attenzione dall’agenda ambientale, la società globale deve rimanere concentrata sulla crisi della biodiversità”.
State of the World’s Birds 2022 mostra anche le soluzioni necessarie per affrontare la crisi della biodiversità, molte delle quali sono state messe in atto in tutto il mondo. La salvaguardia e la protezione di siti importanti per la natura, il ripristino degli ecosistemi danneggiati e la lotta alle principali minacce per gli uccelli e la biodiversità sono tutti elementi critici.
Una delle azioni più urgenti è la conservazione, la salvaguardia e la gestione efficace dei siti più critici per gli uccelli e la biodiversità – le Aree Importanti per gli uccelli e la biodiversità (IBA), oltre 13.600 delle quali sono state identificate da BirdLife International. Le IBA costituiscono il nucleo di una più ampia rete di aree chiave per la biodiversità e sono sempre più utilizzate per la designazione di aree protette. Saranno particolarmente importanti per garantire che gli sforzi per espandere le aree protette fino a coprire il 30% della terra e dei mari – così come previsto anche dalla Strategia europea per la biodiversità – siano mirati ai luoghi più importanti.
Nonostante lo stato disperato in cui versa il mondo naturale, molte azioni messe in atto si sono dimostrate efficaci e hanno reso possibile salvare le specie e recuperare la natura. Dal 2013, 726 specie di uccelli minacciate a livello globale hanno beneficiato direttamente delle azioni della partnership di BirdLife e oltre 450 Aree Importanti per gli uccelli e la biodiversità (IBA) sono state designate come aree protette grazie agli sforzi di advocacy dei Partner di BirdLife.
Esempi recenti sono la designazione del bacino della Corrente Atlantica Settentrionale e del Mare di Evlanov (Naces) come Area Marina Protetta (AMP) nell’ottobre 2021. Essa copre un’area grande quanto la Francia e ospita fino a cinque milioni di uccelli marini di 21 specie diverse. Si tratta della prima Area marina protetta in alto mare identificata sulla base di dati di rilevamento. Un altro esempio è rappresentato dalla Laguna di Mar Chiquita, un’IBA in Argentina che ospita più di mezzo milione di uccelli acquatici migratori, tra cui il fenicottero delle Ande (vulnerabile), e che è stata protetta come Parco nazionale di Ansenuza nel 2022, dopo un lungo lavoro da parte di Aves Argentinas (partner di BirdLife).
“Gli uccelli dimostrano che siamo vivendo una crisi di estinzione, con almeno 187 specie confermate o sospettate di essersi estinte dal 1500 – afferma Stuart Butchart, ricercatore capo di BirdLife International – Non si può negare che la situazione sia disastrosa, ma sappiamo come invertire questo declino. Le nostre ricerche dimostrano che tra le 21 e le 32 specie di uccelli si sarebbero estinte dal 1993 senza gli sforzi di conservazione intrapresi per salvarle. Specie come il condor della California, l’ibis eremita e il cavaliere nero non esisterebbero più. Se diamo alla natura una possibilità, essa può riprendersi”.