Gli uccelli marini come le berte, le specie acquatiche come anatre e limicoli, le specie legate agli ambienti agricoli e i rapaci diurni sono gli uccelli più minacciati secondo la nuova edizione della Lista rossa europea degli uccelli selvatici, redatta da BirdLife International in collaborazione con l’Iucn e BirdLife Europa e Asia centrale. Per la Lipu, partner italiano di BirdLife, “serve un potente cambio di rotta nella direzione indicata dalla Strategia europea per la biodiversità al 2030, che preveda un nuovo e più sostenibile modello agricolo europeo, di gestione del territorio, di politiche di tutela e ripristino degli habitat, senza i quali il declino della biodiversità non potrà essere arrestato e invertito. Fondamentale, in tal senso, sarà il Piano italiano per la Transizione ecologica, che dovrà recepire tutti gli obiettivi europei sulla biodiversità ed essere concretamente efficace”.
Giunta alla quarta edizione (l’ultima risale al 2015), la nuova Lista rossa, divulgata lo scorso 14 ottobre dalla Lipu nel nostro Paese, conferma la già preoccupante situazione emersa sei anni fa: 1 specie di uccelli su 8 minacciata di estinzione, per un totale di 71 specie, delle quali 8 “in pericolo critico” (tra cui pavoncella gregaria, berta delle baleari, aquila delle steppe, zigolo dal collare, folaga cornuta), 15 “in pericolo” e 48 “vulnerabile”. In quest’ultima categoria entra la passera d’Italia, specie una volta molto diffusa ma per la quale da anni si registravano da anni cali marcati in molte zone del paese. 34 infine le specie “quasi minacciate”.
Cinque, invece, le specie già estinte: il sirratte, l’ibis eremita, l’aninga africana, la quaglia tridattila, lo zigolo golarossa.
La nuova Lista rossa degli uccelli più minacciati, i cui risultati si basano sui dati raccolti da migliaia di esperti e volontari di 54 paesi europei, ha preso in esame 544 specie di uccelli regolarmente presenti in Europa (nel 2015 le specie esaminate erano 533). A livello di tendenze, il report evidenzia come il 40% delle specie acquatiche, come anatre e limicoli, sono in declino, per effetto della scomparsa e degrado delle zone umide; così come il 30% degli uccelli marini, colpiti dal sovrasfruttamento delle risorse ittiche, dalle catture accidentali (bycatch), dall’aumento delle specie invasive alloctone, dal disturbo e dall’inquinamento.
Declino anche per 1 specie di rapaci diurni su 4, anche se, grazie a politiche di conservazione attuate in Europa, vi sono casi di miglioramenti come per il nibbio reale, (declassato da “quasi minacciato” a “minor preoccupazione”), del gipeto, declassato da “Vulnerabile” a “quasi minacciato”, del capovaccaio (da “minacciato” a “vulnerabile”, a causa del minor declino sofferto dalla sua popolazione iberica).
Permane grave la situazione degli uccelli tipi degli ambienti agricoli e i pascoli, come gli alaudidi (allodola, calandra, calandrella, cappellaccia, tottavilla), averle e zigoli, che soffrono l’intensificazione delle pratiche agricole e il crescente uso di prodotti chimici di sintesi, il consumo di suolo, la scomparsa dei paesaggi “a mosaico”.
Anche gli uccelli migratori non vengono risparmiati dal declino: un terzo delle 121 specie migratrici sub-sahariane e un terzo delle specie migratrici parziali sono in calo a causa dei cambiamenti climatici e del deterioramento o alterazione dell’habitat. Tra le specie in forte declino la damigella di Numidia (- 50%, presente principalmente in Russia e Ucraina), che passa dalla categoria “a minor preoccupazione” a “In pericolo”, il rondone comune e persino il corvo comune.
Tra le specie “endemiche” (ossia che vivono in aree specifiche) più minacciate, invece, ci sono la berta delle Baleari, seguita dal pulcinella di mare, il fringuello blu delle Canarie e il petrello di Zino.
In Italia sono tre le specie ancora cacciabili che sono state classificate in una posizione più sfavorevole rispetto al 2015, passando da “a minor preoccupazione” a “quasi minacciate”: la moretta, la pernice rossa e la quaglia, per le quali dunque occorrerebbe attuare con urgenza politiche di tutela.
“C’è ancora tanto lavoro da fare per la conservazione delle specie in Europa – afferma Marco Gustin, responsabile Specie e ricerca della Lipu-BirdLife Italia – La nuova Lista rossa evidenzia infatti come ancora oggi ben una specie su otto è minacciata e che, analizzando le 544 specie presenti in Europa, 37 di esse sono state riclassificate in una categoria di rischio di estinzione più alta rispetto alla Lista rossa del 2015. Un miglioramento c’è comunque stato, poiché ben 47 specie hanno visto decrescere il rischio di estinzione.
“L’aggiornamento della Lista rossa europea degli uccelli più minacciati rimane quindi uno strumento molto importante sia per valutare quali e quante specie rischiano l’estinzione, sia per decidere le politiche di conservazione più efficienti in Europa soprattutto per gli habitat più minacciati. Questo – conclude Gustin – al fine di evidenziare che la biodiversità in Europa sia messa al centro degli obiettivi dei prossimi decenni, a partire dalla Convenzione sulla diversità biologica in corso in questi giorni in Cina, e che sta discutendo su come affrontare la crisi della biodiversità”.
Credit photo: Michele Mendi