“L’incredibile magnificenza della Roma imperiale”, libro postumo di Giuseppe Picotti, rende attuale, ora come non mai, la lezione della “Historia magistra vitae”
E’ da poco uscito, nella collana di saggistica di Albatros, “L’incredibile magnificenza della Roma Imperiale”, libro postumo dell’autore spoletino Giuseppe Picotti. Con raro tempismo, visti i fatti di cronaca che hanno sconvolto la politica americana e mondiale, Picotti sottolinea in questa opera quale grande eredità la cultura latina abbia lasciato nella civiltà occidentale e quale grande esempio alcuni imperatori romani siano stati, per lungimiranza e capacità politica, esempi che dovrebbero essere, ancor oggi, il faro degli attuali politici ai quali Picotti non risparmia aspre critiche rimproverando l’incapacità di visione politica a lungo termine.
La romanità base della civiltà occidentale, si diceva, legame attuale come non mai in questi giorni, nei quali tutto il mondo è scioccato dall’invasione del Capitol Hill di Washington da parte dei repubblicani aizzati dal presidente, finalmente uscente, Donald Trump. La giovane democrazia americana ha ereditato da Roma non solo il nome della sede del suo parlamento: Capitol Hill significa infatti “Collina del Campidoglio”, ma ne ha adottato anche le architetture, con i suoi colonnati corinzi, i suoi timpani e via dicendo; oltre ad aver adottato le basi del diritto romano, fondamenta sulle quali sono state redatte tutte le costituzioni occidentali.
Picotti, narrando le gesta dei più significativi imperatori romani da Gaio Giulio Cesare ad Adriano, sottolinea la capacità di Roma di inglobare culture, religioni ed usi a mano a mano che i suoi domini si andavano espandendo, senza la pretesa di romanizzare a forza, adottando un concetto che ora è molto sbandierato e poco praticato: quello dell’inclusione.
Con entusiasmo delinea i profili dei grandi imperatori, citando anche gli esempi negativi (tanti ce ne sono stati) e le “pratiche scorrette” adottate per raggiungere il potere, tanto che oggi nulla più ci può sorprendere, ma scandalizzare si, in un sistema che si crede ormai civile e rispettoso dei diritti fondamentali dell’uomo.
Continuando il parallelo tra antichità e attualità, Picotti sottolinea come l’Impero Romano sia, in nuce, quello che ora vorrebbe essere l’Unione Europea, i territori degli Stati membri coincidono più o meno con i confini dell’Impero, e questo non può essere solo un dettaglio, è la base culturale uniforme sulla quale si sorregge l’Unione, cultura che, spiacenti verso chi denigra il nostro Paese, Roma ha esportato in tutto il mondo e che rende l’Italia unica per ricchezza culturale e spirituale.
Benedetta Tintillini