Protesta Legambiente: in Umbria prima la caccia, poi i cittadini e la natura

bracconiere cacciavillage caccia balia nera calendari venatori recall 6 tortora selvatica lipu caccia in calabria munizioni al piombo bracconaggio stagione venatoria moriglione direttiva uccelli lipu stagione venatoria

Sconcertante provvedimento della Giunta Regionale che, in piena calamità in corso, si prende beffa di ISPRA e delle Associazioni ambientaliste e dei cittadini riducendo di qualche ora le giornate di caccia della preapertura

Sconcertante provvedimento della Giunta regionale dell’Umbria sull’avvio della stagione venatoria. In barba alle sollecitazioni arrivate da ISPRA e alle richieste arrivate da tutto il mondo ambientalista, la consueta politica filo-venatoria dell’Assessore regionale ha di nuovo e per l’ennesima volta il sopravvento.

Secondo l’Assessore Fernanda Cecchini in Umbria non si registrano fenomeni di forte criticità per la fauna selvatica, tali da posticipare la stagione venatoria e, per fortuna, gli incendi boschivi hanno interessato 600 ettari su un totale di 380 mila e per questi, il calendario venatorio prevede già il divieto di caccia per dieci anni nelle aree boscate in cui ci sono stati incendi.

Però la stessa Cecchini, che oltre alle deleghe alla Caccia e alla Pesca e quelle alla Promozione dei Sistemi naturalistici, Aree protette e Parchi – ha anche quelle alle Politiche agricole, insieme alla Presidente regionale ai primi giorni d’agosto evidenziava la grave emergenza determinata dall’eccezionale e prolungata carenza di precipitazioni piovose che ha indebolito i deflussi dei fiumi e i livelli degli invasi, delle falde e delle sorgenti che hanno raggiunto valori di portata molto al di sotto delle medie stagionali. Una situazione ancora più critica proprio nelle aree agricole, nelle zone montane e collinari dove vive la fauna selvatica. Solo a fino al mese di luglio sono stati accertati danni per le aziende agricole di oltre quattro milioni di euro, che preannuncia un quadro drammatico per tutto il comparto agricolo per le mancate produzioni, dai seminativi al vino, dall’olio ai frutteti, alla zootecnia, che potrà essere confermato al termine degli accertamenti che stanno conducendo gli uffici territoriali delle ex comunità montane e le associazioni agricole necessari per il riconoscimento dello stato di calamità naturale per l’agricoltura.

A fronte di un’accertata prolungata calamità naturale, tra siccità, temperature ben oltre la media e incendi, la Regione Umbria conferma il calendario venatorio e anche le giornate di preapertura alle specie migratorie con una riduzione di orario di poco più di tre ore per ogni giornata.

“Siamo al paradosso – è il commento di Legambiente – di fronte a una evidente e drammatica siccità, confermata, se ci fosse qualche dubbio, dalle limitazioni all’attingimento di acqua da numerosi corsi e corpi idrici della Regione, dalla dichiarazione dello stato di emergenza idrica deliberato dal Consiglio dei Ministri e dalla conta dei danni ancora non completa, dalle ripetute ondate di calore da giugno ad oggi e dai numerosi incendi di vegetazione e boschi che hanno colpito anche l’Umbria, la Regione non prevede il posticipo per l’inizio della stagione venatoria, confermando la preapertura al 2 e al 3 settembre, e si fa beffa di Ispra, delle associazioni ambientaliste e di tutti i cittadini umbri, concedendo tre ore di tregua ad animali selvatici stremati e sopravvissuti alle calamità naturale invocata dalla Regione stessa, cosa che colpirà, come al solito, sia specie cacciabili che non cacciabili”.

“Questi sono l’attenzione e il rispetto che la Giunta regionale e l’Assessore Cecchini hanno per l’ambiente, la fauna selvatica e il patrimonio naturale di tutti i cittadini umbri? Ancora una volta, arriva la conferma che per la Giunta regionale in carica l’interesse delle lobby e la politica filo-venatoria vengano prima dei cittadini, dimostrando indifferenza agli interessi generali di salvaguardia e conservazione del patrimonio naturale e della biodiversità”.

Sconcertante provvedimento della Giunta regionale dell’Umbria sull’avvio della stagione venatoria. In barba alle sollecitazioni arrivate da ISPRA e alle richieste arrivate da tutto il mondo ambientalista, la consueta politica filo-venatoria dell’Assessore regionale ha di nuovo e per l’ennesima volta il sopravvento.
 
Secondo l’Assessore Fernanda Cecchini in Umbria non si registrano fenomeni di forte criticità per la fauna selvatica, tali da posticipare la stagione venatoria e, per fortuna, gli incendi boschivi hanno interessato 600 ettari su un totale di 380 mila e per questi, il calendario venatorio prevede già il divieto di caccia per dieci anni nelle aree boscate in cui ci sono stati incendi.
 
Però la stessa Cecchini, che oltre alle deleghe alla Caccia e alla Pesca e quelle alla Promozione dei Sitemi naturalistici, Aree protette e Parchi – ha anche quelle alle Politiche agricole, insieme alla Presidente regionale ai primi giorni d’agosto evidenziava la grave emergenza determinata dall’eccezionale e prolungata carenza di precipitazioni piovose che ha indebolito i deflussi dei fiumi e i livelli degli invasi, delle falde e delle sorgenti che hanno raggiunto valori di portata molto al di sotto delle medie stagionali. Una situazione ancora più critica proprio nelle aree agricole, nelle zone montane e collinari dove vive la fauna selvatica. Solo a fino al mese di luglio sono stati accertati danni per le aziende agricole di oltre quattro milioni di euro, che preannuncia un quadro drammatico per tutto il comparto agricolo per le mancate produzioni, dai seminativi al vino, dall’olio ai frutteti, alla zootecnia, che potrà essere confermato al termine degli accertamenti che stanno conducendo gli uffici territoriali delle ex comunità montane e le associazioni agricole necessari per il riconoscimento dello stato di calamità naturale per l’agricoltura.
 
A fronte di un’accertata prolungata calamità naturale, tra siccità, temperature ben oltre la media e incendi, la Regione Umbria conferma il calendario venatorio e anche le giornate di preapertura alle specie migratorie con una riduzione di orario di poco più di tre ore per ogni giornata.
 
“Siamo al paradosso – è il commento di Legambiente – di fronte a una evidente e drammatica siccità, confermata, se ci fosse qualche dubbio, dalle limitazioni all’attingimento di acqua da numerosi corsi e corpi idrici della Regione, dalla dichiarazione dello stato di emergenza idrica deliberato dal Consiglio dei Ministri e dalla conta dei danni ancora non completa, dalle ripetute ondate di calore da giugno ad oggi e dai numerosi incendi di vegetazione e boschi che hanno colpito anche l’Umbria, la Regione non prevede il posticipo per l’inizio della stagione venatoria, confermando la preapertura al 2 e al 3 settembre, e si fa beffa di Ispra, delle associazioni ambientaliste e di tutti i cittadini umbri, concedendo tre ore di tregua ad animali selvatici stremati e sopravvissuti alle calamità naturale invocata dalla Regione stessa, cosa che colpirà, come al solito, sia specie cacciabili che non cacciabili”.
 
“Questi sono l’attenzione e il rispetto che la Giunta regionale e l’Assessore Cecchini hanno per l’ambiente, la fauna selvatica e il patrimonio naturale di tutti i cittadini umbri? Ancora una volta, arriva la conferma che per la Giunta regionale in carica l’interesse delle lobby e la politica filo-venatoria vengano prima dei cittadini, dimostrando indifferenza agli interessi generali di salvaguardia e conservazione del patrimonio naturale e della biodiversità”.

 

Post correlati

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.