Nell’estate del 1973 manifesti sui muri dell’Umbria annunciavano un nuovo evento. Si chiamava Umbria Jazz, si sarebbe svolto dal 23 al 26 agosto in tre città della regione e avrebbe avuto alcune caratteristiche più uniche che rare, soprattutto per un festival jazz: le location erano piazze e parchi; i concerti erano gratuiti; il festival era itinerante (ogni sera, una città diversa).
Da allora sono passati cinquant’anni. Sono cambiate più volte le formule, sono mutati anche gli assetti istituzionali, con la sigla UJ si sono svolte manifestazioni in tutti i continenti, si è aperto ad altri generi musicali, dai grandi artisti brasiliani alle star del rock, ma sempre con il jazz nel cuore. È stato sostenuto e promosso a livello internazionale il jazz italiano, che – anche grazie a UJ – è cresciuto fino a diventare un movimento tra i primi nel mondo. Intanto sono cambiati il pubblico, e anche l’approccio alla musica.
Umbria Jazz ha conosciuto crisi (1979-1981, gli anni della cancellazione) e rinascite, ma è rimasta, resa anzi sempre più forte da una lunga storia di successi. Non solo un festival di musica, ma anche un fenomeno di costume, con le sue folle e le formule originali, soprattutto in materia di legame con il territorio.
In mezzo secolo di vita quella che all’inizio fu una geniale intuizione di Carlo Pagnotta ed Alberto Provantini si è dimostrata una idea vitale, solida, capace di reagire agli stimoli e spesso di anticipare le tendenze. Quello che non è mai cambiato è il legame fortissimo tra musica e storia, paesaggi e città dell’Umbria, che è in definitiva il principale motivo del suo successo, assieme alla costante ricerca della più alta qualità musicale: negli ultimi cinquanta anni, tutti i grandi del jazz hanno calcato i palchi dell’Umbria.
Oggi Umbria Jazz è un sistema di eventi che si svolgono a Perugia in luglio, a Terni in settembre, a Orvieto in dicembre/gennaio. Un sistema articolato e complesso, che comporta un grande sforzo organizzativo, reso possibile dalle professionalità che sono maturate all’interno. È un grande veicolo di cultura musicale che si porta dietro un sostanzioso ritorno economico sul territorio: uno dei principali tratti identitari dell’Umbria oggi è il jazz.
Nessuno lo avrebbe detto, quel 23 agosto 1973, quando a Piediluco andò in scena il concerto inaugurale.
Il cinquantesimo anniversario è un punto di arrivo e nello stesso tempo di ripartenza. Celebrarlo non significa adagiarsi sugli allori della storia ma prendersi sulle spalle la responsabilità del futuro di uno straordinario ed unico patrimonio culturale da mantenere e tutelare.