Giovedì 29 febbraio 2024, all’interno del Parco Archeologico e paesaggistico della Valle dei templi di Agrigento, ha avuto luogo l’inaugurazione del “progetto di musealizzazione” di uno dei telamoni del maestoso tempio di Zeus Olimpio, l’Olympeion. Tempio eretto in segno di ringraziamento per celebrare la vittoria ad Himera degli agrigentini sui cartaginesi, nel 480-479 a.C., per volere del tiranno Terone. Alla cerimonia di presentazione del progetto erano presenti, tra gli altri, il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani, l’assessore regionale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana Francesco Paolo Scarpinato, il direttore del Parco archeologico e paesaggistico della Valle dei templi Roberto Sciarratta, il sindaco di Agrigento Francesco Micciché, il prefetto di Agrigento Filippo Romano, il curatore del progetto di musealizzazione arch. Carmelo Bennardo e l’esperto scientifico del progetto arch. Alessandro Carlino.
Un lungo, problematico percorso di studi, ricerche e restauri, durato vent’anni, ha condotto al risultato di cui oggi prendiamo atto: il telamone in calcarenite, alto circa otto metri, è sostenuto da una struttura verticale in acciaio di dodici metri alla quale sono ancorate diverse mensole utili a sostenere i singoli pezzi del ricomposto manufatto. Una sorta di stereometrico totem contemporaneo che si staglia perentoriamente sui verdi declivi del Parco agrigentino. All’interno dello scatolone metallico che lo contiene, l’antico telamone appare sospeso. Decontestualizzato. E quest’immagine, inevitabilmente, suscita in noi il ricordo dei frammenti sparsi del tempio di Zeus nella sublime Valle, quando il paesaggio era memoria, armonia tra natura e storia.
Dunque, non possiamo nascondere la nostra sorpresa, il nostro sconcerto di fronte a tale risultato. «Si tratta di un’esposizione temporanea come fosse una vetrina; e poi è un progetto reversibile» – sostiene l’arch. Alessandro Carlino. E d’altronde, non è la prima volta che singolari sperimentazioni espositive vengono realizzate all’interno del Parco archeologico e paesaggistico della Valle dei templi di Agrigento. Ricordo, nel 2011, la collocazione della grande scultura bronzea “Icaro caduto” di Igor Mitoraj: assai prossima al tempio della Concordia, essa appare come un’irruzione impropria e priva di collegamento storico con il contesto. Non possiamo non ricordare, inoltre, che persino il compianto Sebastiano Tusa, nel 2018, nella qualità di assessore regionale dei Beni culturali, autorizzò un’invasiva e cacofonica mostra d’arte contemporanea nella Valle dei Templi di Agrigento: la mostra “Jan Fabre, Ecstasy & Oracles”.
Insomma: taluni, a cominciare dai suoi direttori, ritengono che le mirabilissime vestigia del Parco della Valle dei Templi di Agrigento e il superbo, rigoglioso paesaggio che si affaccia sul mar Mediterraneo non siano sufficienti per attrarre turisti e visitatori da tutto il mondo. E dunque si ricorre a tali “protesi espositive” che, a nostro parere, nulla aggiungono alla sublime, straordinaria bellezza del Parco. Semmai, la infrangono e la offendono, inesorabilmente. Ma i tempi che stiamo attraversando e i protagonisti sulla scena questi sono.
Credit photo: Leandro Janni