The prison è la scultura in marmo apparsa nei giardini della Biannle ad opera di un artista veneziano che intende restare anonimo
“Ad un anno dal suo inizio, la pandemia ci rende tutt’oggi prigionieri. Anche a Venezia, la nostra casa da 1.600 anni. Ma lo spirito della Serenissima supererà anche questo momento e la città tornerà a splendere”.
Questo il messaggio di The prison, una scultura in marmo apparsa lo scorso 25 marzo ai Giardini della Biennale, raccontata alla ‘Dire’ dal suo creatore, un artista veneziano che intende restare anonimo. L’opera rappresenta un volto imprigionato nel blocco di marmo da cui tenta di liberarsi con fatica, così come l’umanità sta cercando con tutte le sue forze di uscire dalla pandemia. Un leggero velo di marmo copre la bocca, che si intravede aperta nel tentativo di cercare aria, cosi’ come le mascherine che siamo costretti ad utilizzare ogni giorno ci coprono il volto, sofferente per la mancanza d’aria e di libertà. Lacci di metallo stringono ai fianchi il blocco di marmo, ricordando i segni lasciati dalle mascherine sui volti del personale sanitario, a cui lo stesso artista ha dedicato un tributo, “donato” alla città di Roma, e simboleggiando la costrizione dovuta alle restrizioni. L’hashtag #ciapaipaebae, inciso nel marmo, richiama una prima opera “donata” a Venezia dall’artista alla fine del lockdown della primavera 2020 e sottolinea quindi il passare del tempo, che ci vede ancora sofferenti e “prigionieri” a distanza di un anno.
Un messaggio di speranza viene però dalla scelta di svelare l’opera il 25 marzo, nel giorno dell’inizio delle celebrazioni per i 1600 anni dalla fondazione di Venezia, come riporta un terzo tag inciso sull’opera ‘1600 Repubblica Serenissima’. “Nella sua storia la città ha già affrontato momenti bui, ma li ha sempre superati. E così sarà anche questa volta”, conclude l’artista.
Fonte: Agenzia Dire