Torna in libreria, a otto anni di distanza dalla sua prima pubblicazione, “Vento di tramontana”, il romanzo di esordio del giornalista agrigentino Carmelo Sardo.
Laurana Editore riporta sugli scaffali un’opera frutto della professione e della sensibilità dell’autore che ha potuto, grazie alla sua attività giornalistica, avvicinare la realtà carceraria e la varia umanità che la abita.
Carcerieri e reclusi condividono gli stessi spazi, le stesse esperienze e, in un certo qual modo lo stesso destino, staccati dal mondo esterno e catapultati in una realtà parallela dove le carte si rimescolano come i valori che regolano le loro vite.
Sull’isola di Favonio, al largo della costa siciliana, un antico carcere ospita boss mafiosi e delinquenti di basso calibro, la cui convivenza è regolata da leggi non scritte che il protagonista, poliziotto penitenziario di leva, deve imparare in fretta. E’ il 1982, l’anno degli storici mondiali vinti dall’Italia di Bearzot, dell’assassinio del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa e della sanguinosa contesa del potere tra la nuova mafia corleonese e quella palermitana, la vecchia mafia, quella che aveva ancora una sua “deontologia”, rispetta le donne ed i bambini e conserva un, seppur distorto, senso dell’onore.
Il protagonista conquisterà la fiducia di un vecchio boss alla cui carismatica personalità non saprà resistere. Il giovane poliziotto troverà nella figura del capo mafia un punto di riferimento certo nei precari equilibri del carcere offrendo all’ “illustre” detenuto, per contro, sicuro appoggio al suo dolore. Una storia che, seppur leggiadra ed al contempo profonda, dolce e triste, ricorda da vicino il genuino rapporto tra secondino e capomafia raccontato da De Andrè in “Don Raffaè”.
Un rapporto, tra la guardia ed il detenuto, di profondo rispetto e fiducia, ognuno fedele al suo ruolo e, al tempo stesso, cosciente del destino che li (e ci) accomuna nella fatica di vivere.
Vento di tramontana è un racconto che svela alcune dinamiche proprie della vita del carcere, di chi spera di uscire, di chi ha perso la speranza, di chi vede scorrere, da una parte e dall’altra delle grate, i giorni, tutti dolorosamente uguali.
di Benedetta Tintillini