Una verifica sul campo per poi procedere all’elaborazione di un progetto complessivo. Sono le prime azioni degli scavi archeologici partiti il 30 settembre a Volterra, dove si presume sia stato individuato l’anfiteatro romano.
Volterra raggiunse il suo massimo splendore quando le città etrusche meridionali (Veio, Tarquinia, Cerveteri, Vetulonia ecc.) iniziarono a decadere a causa della loro vicinanza con la nascente potenza di Roma. Volterra era collocata molto più lontano e soprattutto era situata su un colle difficilmente accessibile e protetto da mura possenti. La vita politica e sociale era dominata dall’aristocrazia locale, con a capo la famiglia dei Ceicna, che seppe garantire un notevole benessere e anche una certa indipendenza. La parziale indipendenza venne mantenuta anche quando Velathri fu costretta, ultima tra le Lucumonie etrusche, a riconoscere la supremazia di Roma e a entrare verso la metà del III secolo a.C. nella confederazione italica con il nome di Volaterrae.
Lo ha reso noto il Comune, ricordando che i lavori sono finanziati da Cassa Risparmio di Volterra e Fondazione Cassa Risparmio di Volterra. “Prima dell’attività archeologica – spiega una nota dell’amministrazione – è stata fatta un’indagine geoelettrica, finanziata dal Comune, che ha evidenziato la presenza di resti strutturali, localizzati ai margini della valle, e un possente colmamento archeologico nel settore centrale”. “Dopo i primi ritrovamenti – aggiunge il sindaco Marco Buselli – con la Soprintendenza abbiamo fatto partire subito uno studio e raccolto i fondi. Il territorio sta facendo la sua parte al meglio, ma l’opera di scavo da realizzare e’ colossale e necessita di aiuti importanti”. Già nel corso del primo giorno di indagine, rivela il Comune, “sono venuti alla luce cospicui resti di murature pertinenti a uno degli anelli interni della cavea e la porzione di uno dei muri radiali dell’edificio“.
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