Il documentario “Vulnerabile bellezza” di Manuele Mandolesi vince il Globo D’Oro a 4 anni dal sisma. Il film segue una giovane famiglia di Ussita nel momento più difficile della loro storia e racconta la bellezza di una terra forte e fragile. Il regista: “Se ne deve parlare, passano gli anni ma la ricostruzione non parte”.
Era il 2016 quando un forte terremoto devastò il centro Italia con tre potenti repliche: il 24 agosto, distruggendo Amatrice e Accumoli, e ancora il 26 e 30 ottobre, in quella che è stata definita “la più forte scossa in Italia dal sisma dell’Irpinia nel 1980”. Tre Regioni colpite al cuore: Marche, Umbria, Lazio. Otre 41 mila sfollati. Più di 87 Comuni lesionati, tra cui borghi storici come Visso, Ussita, Casali, Castelsantangelo sul Nera. Raso al suolo Castelluccio di Norcia, noto per la fioritura di lenticchie più suggestiva in Italia.
Un evento sismico che ha cambiato la geografia del territorio e la vita di migliaia di persone. Una tragedia che ha saputo raccontare con attenzione e delicatezza il regista marchigiano Manuele Mandolesi in “Vulnerabile bellezza”, prodotto da Respiro Produzioni e vincitore nella categoria “Miglior documentario” per il prestigioso Premio Globo d’Oro 2020, già premiato come “Miglior film italiano” al Festival dei Popoli 2019.
“Vulnerabile Bellezza” è in concorso allo Sheffield Doc Fest, al Festival international du film de Nancy e al Trento film Festival il 28 agosto.
Mandolesi sceglie di raccontare il terremoto e la sua gente attraverso una giovane famiglia di allevatori: Michela, Stefano e i loro due figli, Diego ed Emma, che ha seguito per più di un anno dal 2017 al 2018. Sono di Ussita, piccola ma viva comunità ai piedi di quel Monte Bove conosciuto come la “perla dei Sibillini”.
“Vulnerabile bellezza” è la loro storia, dalla lunga attesa per una nuova casetta di legno, alla ricostruzione della stalla per gli animali. Una storia di solitudine e difficoltà, ma soprattutto di tenacia, speranza e rivincita. Michela e Stefano lottano per ricostruire la loro vita sulle montagne che amano e nel momento di massima difficoltà riescono perfino a fare crescere la propria attività di allevatori. Una famiglia che ben rappresenta la forza di chi vive sugli Appennini, in simbiosi con la natura e il territorio tanto da considerare il terremoto un cambiamento “naturale” e una rinascita sia per loro che per la loro terra. Una terra bellissima che, seppur vulnerabile, resiste insieme agli abitanti.
“A distanza di 4 anni da quel terremoto, dice oggi Mandolesi, la ricostruzione non è ancora iniziata e molte famiglie vivono ancora lontano dalla propria terra o nelle soluzioni abitative d’emergenza. Questo film è per tutti loro. Vincere il Globo D’oro a un mese dall’anniversario del sisma mi ha reso felice, non solo per l’importanza che il premio riveste nel panorama cinematografico italiano, ma soprattutto perché mi permette di mantenere una promessa che avevo fatto a me stesso e alle popolazioni colpite: continuare a far parlare negli anni delle difficoltà che le persone di quel territorio stanno tutt’oggi vivendo, anche quando l’attenzione mediatica sarebbe calata notevolmente”.
“Vulnerabile Bellezza” è un documentario dove la macchina da presa scompare, uno sguardo discreto che lascia lo spettatore “in quel momento e in quel luogo” con i protagonisti della storia, godendo di panorami mozzafiato. I tempi sono quelli della montagna, dilatati e lontanissimi dalla vita che molti di noi vivono ogni giorno.