Ha infettato centinaia di migliaia di persone in tutto il mondo, soprattutto nelle Americhe, ed è stato collegato a difetti alla nascita, come la microcefalia, e a problemi neurologici come la sindrome di Guillain-Barré. Ma il virus Zika era praticamente uno “sconosciuto” per la scienza, prima di finire sotto i riflettori con il suo ‘exploit’ nel 2016: gli esperti non sanno quali proteine di Zika siano responsabili dei danni causati, né la dinamica con cui colpiscono le cellule. Un nuovo studio condotto da ricercatori dell’University of Maryland School of Medicine identifica ora 7 ‘sospetti’: proteine chiave che potrebbero nascondersi dietro l’azione ‘distruttiva’ del virus.
La ricerca, pubblicata sui ‘Proceedings of the National Academy of Sciences’, offre la prima descrizione completa del genoma del virus Zika, spiegano gli autori. “Il meccanismo di questo virus è stato un vero mistero”, osserva il ricercatore principale dello studio, Richard Zhao. “Questi risultati ci danno una visione cruciale di come Zika colpisce le cellule. E ora abbiamo alcuni indizi preziosi per la ricerca futura”. Zhao ha condotto i test sul ‘lievito di fissione’, che negli ultimi anni è diventato un modello relativamente comune per analizzare come gli agenti patogeni influenzano le cellule.
Originariamente utilizzato per fare la birra in particolare in Africa, lo ‘Schizosaccharomyces pombe‘ nel corso dei decenni è diventato uno ‘strumento di lavoro’ di molti scienziati. Zhao è un pioniere nell’utilizzo del lievito di fissione per studiare l’Hiv, così come il virus del nanismo giallo dell’orzo, patogeno che provoca danni per miliardi di dollari alle colture ogni anno in tutto il mondo. Fra i coautori dello studio su Zika c’è anche Robert C. Gallo, direttore dell’Institute of Human Virology dell’University of Maryland School of Medicine, scienziato statunitense noto per le ricerche condotte negli anni ’80 quando fu scoperto il virus dell’Hiv.