In scena al Teatro Morlacchi di Perugia, fino a domenica 3 Dicembre, “Zio Vanja”, secondo spettacolo dopo il successo de ”Il Gabbiano” della trilogia del “progetto Checov ”; il regista Leonardo Lidi si confronta di nuovo con il grande drammaturgo russo nella riproposizione del secondo classicoal quale seguirà, nel 2024, “Il giardino dei ciliegi”.
Zio Vanja è un dramma basato su un meccanismo di inerzia, la staticità dei personaggi esalta il cinismo, la loro rassegnazione al desiderio irrealizzabile è la rappresentazione di una realtà familiare densa di odio e di rancori inespressi.
Il protagonista amministra con scrupolo ed abnegazione la tenuta della nipote Sonja, figlia del professor Serebrjakov e della defunta sorella.
L’apparente serenità familiare viene turbata dall’arrivo del professore e della seconda moglie, la giovane e bella Elena, l’atteggiamento del professore con il suo immobilismo e la sua ipocondria gettano un alone di mollezza, un’opprimente ombra di insoddisfazione e rendono il clima teso e nervoso.
Zio Vanja, con l’arrivo del professore si sente messo da parte e per questo motivo tenta di ucciderlo e uccidere se stesso, senza peraltro mai riuscirci.
Il Dott Astrov, amore ignorato dalla giovane Sonja, è abbagliato dalla giovane bellezza di Elena, tenta di conquistarla ma la storia d’amore finisce prima di iniziare.
Vanja, Sonja e Marja madre di Vanja continueranno a vivere la loro vita in campagna, come sempre lasciando all’aldilà la possibilità di dare pace.
Il dramma traccia la linea della giovinezza, quella perduta che contraddistingue il povero Vanja, costringendolo al rimpianto incessante, e quella sprecata della giovane Elena, che scivola superficialmente sopra le cose e non approfitta del suo giovane tempo per cambiare la sua vita.
In questa tragedia tutti i personaggi sono uniti dal filo sottile dell’apatia e della noia, vorrebbero reagire alla propria insoddisfazione, in alcuni istanti sembra ci riescano, ma poi tornano e ritornano al punto iniziale, senza che nulla cambi.
Ecco che allora questa tragedia si colloca nel dramma delle occasioni perdute e mancate, la rinuncia a cogliere le opportunità e le occasioni per cambiare la propria vita.
Anche se la speranza con le parole di Sonja lasciano allo spettatore uno sguardo al futuro bagliori di luce: “Zio Vanja, vivremo. Vivremo una lunga, lunga fila di giorni, di lente serate: sopporteremo pazientemente le prove che il destino ci manderà; […] e quando arriverà anche per noi la nostra ora, moriremo umilmente, e di là, oltre la tomba, diremo che abbiamo sofferto, che abbiamo pianto, che la sorte è stata amara per noi, e Dio avrà pietà di noi, e io e te zio, caro zio, vedremo una vita luminosa, bella, incantevole, conosceremo la gioia, e guarderemo alle nostre disgrazie di oggi con tenerezza, con un sorriso… E riposeremo! […]
Sonia Lustrino