Le zone umide sono tra i più efficaci serbatoi di carbonio sulla Terra e rappresentano uno strumento fondamentale per la lotta contro i cambiamenti climatici. Non solo, queste aree offrono una vasta gamma di servizi ecosistemici vitali e ospitano una straordinaria biodiversità. In Italia, oltre 100 specie di uccelli, come anatre, aironi, limicoli e passeriformi, si rifugiano nelle zone umide per la nidificazione, lo svernamento o durante i viaggi migratori.
Queste informazioni emergono in occasione della Giornata mondiale delle zone umide, che si celebra domenica 2 febbraio. La Lega Italiana Protezione Uccelli (Lipu) invita tutti a partecipare a eventi come visite guidate, sessioni di birdwatching e censimenti ornitologici nelle oasi e riserve naturali gestite dall’associazione. La giornata serve a sensibilizzare l’opinione pubblica sul ruolo fondamentale delle zone umide, che ospitano oltre un terzo degli uccelli mondiali durante diverse fasi della loro vita.
Non solo uccelli: le zone umide sono un habitat che ospita una varietà di specie animali e vegetali, e svolgono funzioni ecologiche essenziali. Tra questi servizi si annoverano la protezione dalle inondazioni e la conservazione dell’acqua. Tuttavia, nonostante il loro valore, lo stato di conservazione delle zone umide in Europa è preoccupante. Un report dell’Ispra ha evidenziato che il 47,6% di queste aree in Italia si trova in cattivo stato di conservazione, e il 31,7% in stato inadeguato. Solo il 4,7% delle zone umide è in uno stato favorevole.
Il report di BirdLife Europa, recentemente diffuso dalla Lipu, sottolinea l’importanza di un recupero di questi habitat naturali, che giocano un ruolo cruciale nell’assorbire il carbonio. Si stima che le zone umide possano stoccare fino a 13,22 miliardi di tonnellate di carbonio, equivalenti a 48,5 miliardi di tonnellate di CO2, quantità che supera le emissioni globali del 2021. Il recupero degli ecosistemi potrebbe contribuire significativamente a raggiungere gli obiettivi climatici europei, con un potenziale di assorbimento di 378 milioni di tonnellate di CO2 all’anno.
Nonostante l’evidente valore ecologico di tali ambienti, la cattiva gestione e la deforestazione sono le principali minacce. Le politiche europee, come la Legge sul Ripristino della Natura, che mira a ripristinare ecosistemi degradati e ad ampliare le aree protette, rappresentano un’opportunità unica. Secondo Claudio Celada, direttore dell’Area Conservazione della Natura della Lipu, l’attuazione di queste politiche potrà accelerare il raggiungimento degli obiettivi climatici dell’Unione Europea e contribuire al recupero della biodiversità in crisi.
In conclusione, il ripristino delle zone umide e di altri ecosistemi naturali rappresenta un passaggio imprescindibile nella lotta contro i cambiamenti climatici. Le politiche europee stanno facendo passi importanti, ma l’impegno di tutti, a partire dalle istituzioni, è fondamentale per assicurare un futuro sostenibile, per la biodiversità e per le generazioni a venire.