Dagli Stati Uniti giunge la notizia della scoperta della possibile causa principale dell’Alzheimer, e spuntano nuove speranze per i tanti malati nel mondo. In alcuni test – condotti finora solo su cavie da laboratorio – si è visto che un tipo di cellule del sistema immunitario del cervello, le microglia, quando iniziano a consumare dosi abnormi di un nutriente, l’arginina (un aminoacido), iniziano a dividersi e cambiare contemporaneamente all’apparire dell’Alzheimer.
I ricercatori statunitensi della Duke University hanno scoperto che bloccando questo processo con la somministrazione nei topi di un noto ‘inibitore enzimatico’ (molecola in grado di diminuire l’attività’ di un enzima), la ‘difluorometilornitina’ (Dfmo), si riduce il consumo di arginina, da parte delle microglia e si riduce sia il numero di queste cellule che delle cosiddette ‘placche amiloidi’. Sono queste ultime (insieme al malfunzionamento delle proteine Tau) che, depositandosi tra i neuroni (le cellule del cervello), ne alterano, rallentandolo, il funzionamento causando la demenza tipica dell’Alzheimer.
“Se sarà accertato anche negli uomini che il consumo di arginina gioca un ruolo così importante nel processo degenerativo, forse potremmo bloccarlo ed invertire il corso della malattia”, ha spiegato Carol Colton, professore di Neurologia alla Duke University School of Medicine, uno degli autori dello studio pubblicato sul Journal of Neuroscience. Ricerca che sempre secondo Colton “apre le porte ad un modo completamente diverso di pensare l’Alzheimer, in grado di farci superare il punto morto in cui ci trovavamo nella lotta contro” la malattia.