Ogni volta che osserviamo le testimonianze del nostro passato, si sa, ripercorriamo gesta e storie di uomini. Ma uno degli elementi di maggior fascino dei luoghi di Narni Sotterranea è che questi uomini hanno un nome ed un cognome, e ci aspettano per narrarci la loro storia.
Narnia, che prende il nome dal fiume Nera (Naar, fiume) che le scorre ai piedi, è città di fascino particolare, ricca di storia e di tesori architettonici e artistici, dalla morfologia complessa che la rende oltremodo affascinante per la bellezza di ogni suo scorcio.
Entriamo all’interno del Monastero domenicano, sede del Sant’Uffizio narnese, distrutto durante la Seconda Guerra Mondiale e di cui, a quanto pare, subito svanì il ricordo.
Il primo ambiente in cui si accede è una chiesa, completamente affrescata in origine, con un soffitto dipinto dove si vede un cielo stellato con la luna ed il sole, ma dai decori parzialmente scomparsi.
Sull’abside l’Incoronazione di Maria e i simboli dei quattro evangelisti. Si notano anche un Cristo crocifisso e San Michele Arcangelo a cui era dedicata la Chiesa, posta lungo la via che collegava i santuari dedicati all’angelo, da Mont Saint Michel a Monte San’Angelo, in Puglia.
Si passa poi in un secondo ambiente, di epoca romana, dove viene illustrato, grazie all’aiuto di Tizius, l’utilizzo della groma, antico strumento inventato dai Romani per le tracciare sul territorio allineamenti tra loro ortogonali, utilizzato a Narni per costruire un acquedotto, sotterraneo e non, lungo 13 km, la cui parte sotterranea è visitabile su prenotazione. Ci spostiamo, cambiamo stanza e saltiamo temporalmente nel 1700… ci troviamo nelle stanze dell’Inquisizione, più precisamente nella suggestiva stanza delle torture. Possiamo vedere l’anello originale appeso al soffitto, per la tortura della corda, ed altri strumenti, non rinvenuti in loco.
Del Sant’Uffizio , a Narni, si era persa totalmente conoscenza e nessun documento era noto, fino alla scoperta di queste stanze, nonostante fosse stato attivo fino al 1800. La quasi totalità dei documenti dell’archivio vaticano, portati in Francia da Napoleone, sono andati distrutti, ma qualcosa si è salvato. Domenico Ciabocco, era un tuderte bigamo omicida condannato alle galere a vita. Gli atti del suo processo sono, a tutt’oggi, l’unico documento che si è integralmente salvato fra le migliaia distrutte.
Trentatré anni dopo nelle stesse celle viene rinchiuso un altro personaggio, il più enigmatico e affascinante: Giuseppe Andrea Lombardini. Le ricerche su di lui sono ancora in corso. Tutt’altro che ignorante, anzi, di elevata cultura a giudicare dalle testimonianze che ci ha voluto lasciare, ha coperto le mura della cella con simboli massonici e alchemici, sconosciuti anche oggi ai più. Ha disperatamente cercato di far pervenire il suo messaggio ed il suo grido di dolore fino a noi. Scrisse “innocente” e la parola fu abrasa dal muro, coprì allora la superficie delle pareti e del soffitto con quadrati, triangoli, alberi della vita, sole, luna…. Tutti simboli che sottintendono l’elevazione al Paradiso e la tensione verso la perfezione.
Si rimane incantati a guardarsi intorno, una volta entrati, ci si concentra cercando di individuare ogni simbolo, ogni parola, ogni significato. Nessun segno è tracciato a caso, e si rimane totalmente suggestionati dall’intento, forsennato e caparbio direi, di lasciarci un messaggio. Lascio ad altri la descrizione minuziosa di quanto ammiro nella cella, ce n’è abbastanza da scrivere un trattato. Ma l’esperienza è davvero unica.
La visita termina nella chiesa, ora adibita a sala congressi, dove si può ammirare una porzione di pavimento musivo del VI secolo, dell’antica cattedrale di Narni che sorgeva in questo luogo.
Il ritrovamento del bellissimo mosaico bizantino è stato opera del lavoro instancabile dell’Associazione Narni Sotterranea, come gli scavi e le scoperte, che non sono assolutamente terminati. Grazie all’entusiasmo e la passione di quei ragazzi che, negli anni ’70 iniziarono quest’avventura, Narni Sotterranea saprà raccontarci sempre nuove storie, di vita e di uomini.
di Benedetta Tintillini