E’ aperta fino al 22 settembre 2024 la mostra antologica di Bruno Ceccobelli, promossa dall’associazione culturale “Todi per l’Arte” e ospitata al Palazzo del Vignola, a Todi, inaugurata lo scorso 25 aprile (orario di apertura: Venerdì, Sabato e Domenica, dalle ore 10 alle 12.30, dalle 16 alle 19). Un ambiente antico, quello dello storico palazzo tuderte, eppure così particolarmente adatto, forse per l’ampiezza degli spazi e per l’essenzialità che li contraddistingue, all’esposizione delle 50 opere firmate dell’artista che vive e lavora a Todi, scelte tra le sue celebri ‘pittosculture’, quasi tutte di grande formato, che sono state selezionate da collezioni private umbre.
Una carriera ampia e davvero articolata quella di Ceccobelli, la cui presenza nella città di Jacopone acquista un significato ancor più potente, all’indomani della notizia della candidatura di Todi a ‘Capitale italiana dell’Arte contemporanea 2026’. Il 29 giugno, infatti, è stato depositato dal Comune cittadino il dossier di candidatura presso il Ministero della Cultura, in risposta al bando presentato dal Ministro Gennaro Sangiuliano lo scorso 2 maggio.
Il legame di Ceccobelli con la città di Todi è forte, ed essendo uno dei massimi protagonisti dell’arte contemporanea, ciò ha contribuito certamente a consolidare la reputazione della città come centro di arte contemporanea. La mostra del Vignola, intitolata “Ceccobelli Anni ‘80”, presenta opere, la maggior parte delle quali mai mostrate prima, realizzate in un periodo cruciale per la sua carriera artistica. Un periodo di attività prolifera, svolto nello studio dell’ex Pastificio Cerere, nel quartiere creativo di San Lorenzo, accanto all’Università della Sapienza. Quei fortunati anni Ottanta, che vedono Bruno Ceccobelli appena ventottenne, determinano il suo successo nazionale ed internazionale, con mostre estere, sia personali che collettive, in Gallerie e Musei a New York, Los Angeles, Chicago, Boston, Parigi, Londra, Porto, Madrid, Barcellona, Amsterdam, Colonia, Berlino, Basilea, Stoccarda, Rottweil, Vienna, Mosca, Nagoya e così via.
E’ particolarmente entusiasmante visitare la mostra di Todi accompagnati dallo stesso Ceccobelli: il maestro è disponibilissimo a colloquiare, a descrivere e a raccontare con amore le sue ‘Pittosculture’, opere che combinano pittura e scultura e utilizzano materiali vari, spesso di recupero. Con affetto e attenzione, ammirazione e discepolanza lo affiancano negli allestimenti e nelle visite guidate i suoi ragazzi, i figli gemelli Auro e Celso, artisti anche loro, sempre pronti a dare il giusto e doveroso spazio all’importante presenza paterna, in una sorta di viaggio all’interno di un’arte radicata nel ‘qui ed ora’ e nella solidità della tradizione e nel contempo profondamente influenzata da filosofie orientali e neoplatoniche, nonché da un interesse per la teosofia, il buddismo, lo zen e il taoismo. La produzione artistica di Ceccobelli è infatti caratterizzata da un mix di tradizione e innovazione, con una costante ricerca spirituale che si riflette nelle sue creazioni.
Come scrive il critico d’arte Carlo Vanoni, curatore dell’esposizione: “È l’Altrove con il quale dobbiamo fare i conti, quello dentro il quale ci porta Ceccobelli. Presente più del presente, eloquente più della parola”.
Costantino D’Orazio, conoscitore del Gruppo di San Lorenzo, riferendosi al “senso spirituale del loro lavoro” scrive: “Ceccobelli in questo lavoro ne tocca uno dei punti più alti per coerenza e capacità di rielaborazione, entrando in punta di piedi nella storia dell’arte sacra, da cui emerge come autore di una nuova sensibilità spirituale”.
Bruno, allievo dell’artista Toti Scialoja (già celebre professore di Pino Pascali, Jannis Kounellis e Giosetta Fioroni e tanti altri) all’Accademia di Belle Arti di Roma sez. Scenografia, come i suoi sodali della Scuola di San Lorenzo (Gianni Dessì, Giuseppe Gallo, Piero Pizzi Cannella, Nunzio, Marco Tirelli), si forma alle lezioni del suo eccezionale Maestro, basate prevalentemente sul Costruttivismo Russo e sull’Espressionismo astratto Americano.
“L’arte di Ceccobelli – si legge nella nota stampa che accompagna l’esposizione – si può definire astratto-simbolica: parte da radici culturali e stilistiche eclettiche che coinvolgono sia le filosofie neoplatoniche sia quelle orientali, con studi di Teosofia, Buddismo, Induismo, Zen e Taoismo. E’ altresì affezionato alle sue radici Tuderti, devoto a Beato Jacopone e ad artisti umbri Maestri del Novecento quali Burri e Leoncillo. La visione poetica di Ceccobelli lo porta ad essere convinto che, quasi magicamente, “l’opera fa l’operatore”, come a dire: “il creato fa il creatore”, quindi che ci sia un rapporto diretto e indissolubile tra vita e arte. Dottrine filosofiche esplicitate da ricercatori spirituali quali Elena Petrova Blavatsky e Rudolf Steiner e, in arte, nelle visioni antropologico-sciamaniche dell’artista tedesco Joseph Beuys, sono i suoi cardini.
L’estetica “astratto-simbolica” di Bruno Ceccobelli si manifesta con un’espressività post-moderna, come risultato di un rito inconscio del presente, essa è portatrice di messaggi che spaziano da varie mitologie alchemiche a paradigmi mistici, nella sua volontà evangelica di spiritualizzare la propria materia psico-somatica. Ceccobelli intende la sua ricerca pittorica come una pratica senza stile, per l’artista un simulacro di redenzione che contrasti un’attuale mondanità volgare. Scrive articoli sulla Storia dell’Arte Trascendentale, su ArtsLife, E-zine, e Lapis-flash”.
Maria Vittoria Grotteschi