Purtroppo, nonostante la buona volontà della compagnia di Sant’Eufrasio Piedimonte, la prima nazionale di “Che disastro Peter Pan” è stato un vero e proprio cataclisma.
Lo scorso 16 febbraio il Lyrick di Assisi è stato teatro (nel vero senso della parola) di una serie di sciagure mai viste tutte concentrate in una pièce teatrale. Pubblico smarrito, pronto soccorso allertato, attori in serio pericolo di vita: divertimento assicurato!
A parte gli scherzi, “Che disastro Peter Pan” ha travolto il pubblico con un fuoco di fila di due ore di gag, situazioni, meccanismi comici che non hanno lasciato al pubblico il tempo di tirare il fiato tra una risata e l’altra.
Leggero, godibile, demenziale quel tanto che basta, recitato da attori di estrema bravura per i tempi comici e l’incrocio di gag e coreografie che, senza soluzione di continuità, si dipanano attraverso le tre scenografie del palco rotante che (tenta) di contestualizzare la celeberrima storia ideata da J.M.Barrie.
La compagnia di Sant’Eufrasio Piedimonte, già “reduce” dalla rappresentazione di “Che disastro di commedia”, torna in scena con il grande classico inglese della letteratura per ragazzi, o perlomeno ci prova… nonostante tutte le buone intenzioni, i limiti posti dallo scarso talento di alcuni componenti della compagnia e la serie di contrattempi tecnici che portano a conoscenza del pubblico anche i meccanismi che regolano i rapporti tra i vari componenti della crew.
Il regista Adam Meggido orchestra la bravura di Marco Zordan, Alessandro Marverti, Viviana Colais, Stefania Autuori, Igor Petrotto, Valerio Di Benedetto, Luca Basile, Yaser Mohamed, Massimo Genco, Riccardo Giacomini, Carolina Gonnelli e Ilaria Orlando che giocano con i personaggi di Barrie e quelli della scarcassata compagnia di Sant’Eufrasio Piedimonte, in un continuo alternarsi di registri tra ciò che prevede il copione e tutte le “disgrazie” che si inanellano lungo il dipanarsi della storia.
Nonostante tutto, e nonostante le scarse doti artistiche della compagnia, ogni attore porterà caparbiamente avanti il proprio personaggio per assicurare, al termine, il tanto sospirato lieto fine.
Benedetta Tintillini