E’ un rito che si rinnova da circa un millennio. La Corsa dei Ceri non è una rievocazione storica, ma una tradizione religiosa profondamente radicata negli eugubini, profondamente devoti al loro amato Sant’Ubaldo.
Parte dal XII secolo la tradizione della Corsa dei Ceri di Gubbio, originata dal rito dell’offerta di ceri da parte delle corporazioni al Santo patrono di Gubbio, Ubaldo. Dai ceri veri e propri, nel corso dei secoli, si è passati alla realizzazione delle strutture lignee che vengono portate per le strade della città per poi raggiungere, sempre di corsa, la cima del monte Ingino e precisamente la basilica di Sant’Ubaldo dove i Ceri saranno costuditi fino all’anno seguente.
Ogni 15 di maggio la storia si rinnova, la città è in fermento e si tinge dei colori delle casacche dei ceraioli: gialle per Sant’Ubaldo, azzurre per San Giorgio e nere per Sant’Antonio.
La giornata inizia alle 5:00 con i Tamburini cominciano a girare per le strade della città per svegliare i Capitani ed i Capodieci rullando la cosiddetta “Marcia dei Ceri”, seguiti alle 6:00 dal Campanone che esegue la prima Sonata del giorno per svegliare la città. Alle 7:00 i ceraioli e le autorità della città si recano al Cimitero civico per deporre una corona di fiori in memoria dei ceraioli defunti. Alle 8:30 ha luogo presso la Chiesa dei Muratori la Messa dei ceraioli. Le statuette dei santi, conservate nella chiesa dei Muratori, sono poste su una barella speciale coronata con una struttura in ferro battuto e portati in corteo lungo le strade fino alla sala maggiore del Palazzo dei Consoli, in attesa dell’Alzata insieme ai ceri e il barelle. Successivamente, i ceraioli si portano sotto gli “arconi” della piazza per consumare la tradizionale “Colazione” a base di baccalà.
Alle 10:00 i ceraioli si riuniscono in borgo San Lucia dove viene distribuito il tradizionale mazzolino di fiori, che viene legato al fazzoletto rosso della divisa. Da lì parte la colorata e vivace sfilata, guidata dai Tamburini, seguiti dai vessilli di Quartieri e Contrade, dalla Banda comunale che suona “il Fazzoletto” detta anche “Tazìlleri” (marcia eugubina tipica del giorno dei Ceri), dai Capitani con l’Armata, Sindaco e autorità comunali, dai rappresentanti dell’Università dei Muratori. Poi vengono i tre gruppi di ceraioli, ciascuno dei quali è preceduto da una propria banda musicale e guidato dal rispettivo Capodieci con la brocca in mano. La sfilata procede lungo le principali vie del centro storico ed arriva a Piazza Grande.
Alle 11:30 in Piazza Grande ha luogo la cerimonia dell’investitura del Primo Capitano, che riceve le chiavi e le insegne della città dal Sindaco, con la benedizione del Vescovo. L’atto ricorda l’insediamento del Contestabile. A questo punto, al comando del Secondo Capitano ha inizio l’Alzata. La porta del Palazzo si apre e, in rapida successione, scendono i Capodieci, i ceri in posizione orizzontale, i santi e le brocche accompagnati da una fiumana di ceraioli.
L’Alzata è uno dei momenti più spettacolari della Festa. I ceri vengono portati orizzontalmente lungo il lato libero della piazza, con le spalle rivolte verso il muretto panoramico, dove sono state già sistemate le barelle che li attendono invece in posizione verticale: Sant’Ubaldo al centro, San Giorgio a destra e Sant’Antonio a sinistra. I santi sono successivamente fissati all’altra estremità del cero. I Capodieci salgono tra le due stanghe e versano l’acqua contenuta nella brocca tra cero e barella per rendere più salda la presa, sollevano poi la brocca vuota verso la torretta del palazzo per salutare i campanari e poi verso la Basilica, in omaggio a Sant’Ubaldo. Dopo un cenno finale di intesa, i Capodieci gettano la brocca in avanti tra gli spettatori. Dato che i frammenti della brocca sono considerati un potente portafortuna, si svolge una violenta lotta in mezzo alla folla per impadronirsene. Nello stesso tempo, i Ceri vengono alzati in posizione verticale sotto il contrappeso del Capodieci, che sta proiettando in avanti nel cosiddetto “volo d’angelo”, e la spinta da dietro dei ceraioli. A questo punto, caricati sulle spalle dei ceraioli, si fanno strada tra la moltitudine assumendo l’ordine di Corsa con Sant’Ubaldo avanti, San Giorgio e Sant’Antonio ed eseguono tre giri completi di corsa in senso antiorario (Girate) intorno al pennone (Sant’Antonio ne compie quattro) per poi disperdersi per le vie della città.
Dopo le Girate i Ceri seguono, separatamente, un percorso dentro e fuori le mura della città chiamato “Mostra” durante il quale vanno ad onorare i ceraioli anziani e defunti presso le loro abitazioni.
Il pomeriggio è il momento della Corsa, il momento più emozionante e coinvolgente della Festa. Intorno alle 18:00 la Processione ed i Ceri si incontrano davanti alla Chiesa dei Neri. Il Vescovo dà ai ceraioli la benedizione “in articulo mortis” (che si dà a chi è in imminente rischio di vita) con la reliquia di Sant’Ubaldo. Poi i Ceri iniziano la loro Corsa per le vie del centro storico preceduti dall’Armata a cavallo con il Trombettiere che suona la carica. La folla applaude e grida “Via ch’eccoli”. Il Cero deve correre il più velocemente possibile, mantenendo la posizione verticale evitando pendute o cadute. È vietato il sorpasso ed i Ceri devono mantenere lo stesso ordine per tutta la Corsa: Sant’Ubaldo, San Giorgio e Sant’Antonio. La lunghezza totale della Corsa è di circa 4.300 metri (vedi percorso) suddiviso in quattro tratti.