Il coraggio di Federico Alessandrini nel denunciare le azioni irresponsabili di Adolf Hitler
Nel 1935 un giornale tedesco di Colonia, il “Westdeutscher Beobachter”, attaccava violentemente l’anonimo estensore dell’ “Avvenire d’Italia” per le sue “Lettere da Berlino”.
Adolf Hitler era già da due anni al potere e il corrispondente, con lo pseudonimo di “Renano”, denunciava le aberrazioni ideologiche del regime nazista e le violenze contro la Chiesa. Si supponeva che fosse a Roma, ma non si pensava affatto che l’autore, Federico Alessandrini, un giovane giornalista, scrivesse dall’interno del Vaticano e fosse approvato dalla Segreteria di Stato della Santa Sede.
Federico Alessandrini (Recanati, 5 agosto 1905 – Roma, 2 maggio 1983) è stato un giornalista, saggista e docente italiano di storia italiana. Il nome di Federico Alessandrini è principalmente legato a L’Osservatore Romano lo storico giornale della Città del Vaticano fondato nel 1861, di cui fu anche vicedirettore per lunghi anni, e alla Sala Stampa Vaticana che diresse dal 1970 al 1976. Fu anzi il primo portavoce ufficiale laico della Santa Sede.
E’ quanto ricostruisce un articolo del gesuita padre Giancarlo Pani che uscirà sul prossimo numero della rivista “La Civiltà Cattolica”. Le corrispondenze rivelano una libertà che nemmeno l’ “Osservatore Romano” si poteva permettere, evidenzia padre Pani.
Con un paziente lavoro, il figlio, don Giorgio Alessandrini, pubblica ora quelle corrispondenze che riguardano gli anni dal 1933 al 1938 e si riferiscono alla politica estera della Santa Sede tra nazismo e crisi spagnola. Don Giorgio Alessandrini ha raccolto e documentato circa 350 di questi articoli e li ha ripubblicati nel volume “Federico Alessandrini. Santa Sede tra nazismo e crisi spagnola (1933-1938)” edito da Studium.