In America ci sono i cowboy. In Italia ci sono i butteri. Immersi nei boschi della Maremma toscana, i butteri sono fra i pochi che ancora oggi praticano l’allevamento allo stato brado dei bovini. Custodi di un sapere antico, questi pastori a cavallo dedicano la vita al bestiame e mantengono viva una tradizione che sta per scomparire.
Sono loro i protagonisti de “Gli ultimi butteri”, il film-documentario di Walter Bencini prodotto da Insekt Film in associazione con Istituto Luce Cinecittà che verrà proiettato al Politeama
Terni il 27 giugno alle ore 21.
La pellicola ci introduce nelle esistenze e nel quotidiano di questi uomini che si portano addosso “l’aria” del territorio che li ha visti crescere. Uomini il cui tempo e il cui lavoro rappresentano un modello di cura del territorio, di produzione, di convivenza con gli animali.
Un modello di cura di noi stessi.
Conservatori discreti di un tempo passato e antico, forse il tempo di un futuro sostenibile passa anche per le mani di questi uomini.
Nello scorrere delle stagioni, in scenari naturali a volte poetici, questi uomini un po’ testardi e rudi, all’antica, sono fieri difensori degli animali e del territorio, solidali nel far vivere e tramandare un mestiere. Ma soprattutto i butteri promuovono e difendono un modello di allevamento tradizionale su piccola scala, gestito in modo più sostenibile, in controtendenza rispetto a quello industriale. “Nell’ambito di una crisi economica senza precedenti in cui – dice il regista – il sistema di produzione industriale di carne ha fallito in pieno e, sempre di più, cresce l’influenza e la popolarità di movimenti animalisti radicali, diventa essenziale mettere in luce e promuovere dei modelli di produzione alimentare alternativi. Questa comunità ne è un fulgido esempio perché, da generazioni, riesce a vivere del proprio lavoro, coniugando tradizione e innovazione, tutelando il benessere animale e un ecosistema delicato che non sopporta l’invadenza dell’uomo e che necessita di cura e attenzione.
La logica di realtà locali come questa, in un mondo globalizzato, fatto di cifre astronomiche ed allevamenti intensivi, può sembrare insignificante, anacronistica, eppure è l’unica via
percorribile, se si vuole ritrovare un rapporto armonico con la nostra madre terra”.