Mostre. Inhabited Deserts: costruire una nuova pace è possibile

inhabited deserts john r. pepper

John R. Pepper inaugura a Todi la sua mostra fotografica “Inhabited Deserts” con il suo amico fraterno Giancarlo Esposito e propone un talk con ospiti provenienti da tutto il mondo per parlare di Pace

 

A Todi è stata inaugurata, negli spazi della Pinacoteca Civica e del Nido dell’Aquila, la mostra fotografica “Inhabited Deserts” di John R. Pepper che sarà visitabile fino al 28 novembre prossimo.

In tale occasione si è svolto un interessante incontro, fortemente voluto dall’artista, dal titolo “Il confine assente: conflitti e nuove armonie” moderato dal giornalista Duilio Giammaria che ha seguito nei primi anni Duemila, in veste di inviato, le crisi internazionali e le vicende belliche in Afghanistan, Iraq e Libia.

L’evento ha visto la partecipazione di ospiti internazionali quali lo sceicco Ahmed Mohammed Al-Jebali della tribù Jabaleya, responsabile della sicurezza del monastero di Santa Caterina del Sud-Sinai dal 565 d.C. per volere dell’imperatore Giustiniano, Avner Goran, archeologo di fama mondiale e rappresentante israeliano per la Abraham Path Initiative, Giancarlo Esposito, attore, regista e artista americano, Mehrdad Ghazvinian, esploratore esperto di deserti noto come “Desert Fox”, Rodney Ford, addetto culturale dell’Ambasciata degli Stati Uniti in Italia, Max Calderan, numero uno degli esploratori dei deserti estremi detentore di 13 record mondiali, Emmanuele F.M. Emanuele, Presidente Fondazione Terzo Pilastro-Internazionale, Gianluca Marziani e Kirill Petrin.

Un coacervo di nazionalità, religioni ed esperienze diverse, quelle presenti per l’occasione, tutte accomunate dall’amicizia con John R. Pepper e dallo stesso spirito di collaborazione e impegno nella costruzione di una nuova realtà di pace possibile, anche in questo momento, anche in quei luoghi tanto travagliati.

Il deserto non è soltanto un luogo fisico, ma anche, e forse soprattutto, una dimensione filosofica e spirituale dove pulsa la storia, pullula la vita e, purtroppo, da troppo tempo, nascono conflitti. Il messaggio che ha voluto trasmettere John Pepper radunando a Todi tali e tante personalità legate a vario titolo ed in vario modo al deserto e alla sua essenza vuole essere una nuova “buona novella”: la consapevolezza di una pace raggiungibile con il contributo e la collaborazione di tutti.

Una su tutte ha colpito la testimonianza dello sceicco Al-Jebali, a capo della tribù che da circa millecinquecento anni vive in simbiosi con il monastero di Santa Caterina nel Sud del Sinai del quale è il custode. L’imperatore Giustiniano infatti, nel VI secolo d.C., mise a guardia del monastero proprio gli antenati di questa tribù che da sempre, anche se di fede mussulmana, ha intrattenuto rapporti di amicizia e di reciproco rispetto con i monaci del monastero.

Lo sceicco Al-Jebali è una figura a dir poco rivoluzionaria: un vero e proprio visionario che ha introdotto all’interno della sua tribù norme talmente sconvolgenti da essere, in un primo momento, inviso alla sua stessa popolazione. Prima di tutto ha dato una spallata forte proprio al potere della figura dello sceicco la cui carica, per suo volere, non è più a vita ma ha una durata di sette anni; ha introdotto poi novità “sconvolgenti” riguardo l’universo femminile, la nuova concezione di esso ed il ruolo attivo e costruttivo che le donne possono svolgere all’interno della vita comunitaria. Ora, grazie a lui, la donna è vista sotto una nuova luce all’interno della tribù: ha vietato che si perpetrasse l’orrenda tradizione delle amputazioni genitali femminili e introdotto le donne nel mondo del lavoro, coinvolgendole con successo nella produzione di oggetti di artigianato destinati alla vendita ai turisti.

Testimonianze, intenti, volontà che ben sono riassunte dall’opera sviluppata per l’occasione dall’artista americano e ora anche italiano Giancarlo Esposito che, su invito di John R. Pepper ha elaborato artisticamente una delle fotografie presenti in mostra: dall’immagine di una duna del deserto prende vita un uccello, una colomba dagli artigli di rapace la cui ombra si proietta magicamente al suolo nell’atto di sorgere dalla sabbia e ghermire un ramo di olivo: forte simbolo della volontà e l’impegno che, con la cooperazione di tutti, rendono la pace possibile e più vicina.

Benedetta Tintillini

Immagini: Giulio Pocecco

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