Stefano Massini, in scena martedì 17 e mercoledì 18 dicembre, al Teatro Morlacchi di Perugia, ha portato in scena il suo ultimo lavoro “Mein Kampf”, liberamente tratto dal saggio autobiografico nel quale Adolf Hitler espose il suo pensiero politico.
Massini ne fa una rilettura profonda e, nella sua immensa bravura, lo adatta al teatro entrando cosi come un “parassita” nelle orecchie dei tanti, nei pensieri di tutti, nelle coscienze dei presenti, perché si sa che il teatro diffonde, e le due serate sold out fanno ben sperare.
Non si presenta mai con il nome del protagonista, ne assume il linguaggio, i discorsi le movenze, i suoi scatti, i suoi deliri.
Lo spettacolo si apre con Stefano Massini in platea, inizia il monologo nei panni dello scrittore Emil Erich Kästner, che non ebbe il coraggio di fuggire come fecero molti dei suoi colleghi scrittori e gli fu vietato di scrivere i suoi libri per ragazzi, subendo l’imposizione di assistere ai roghi dei “libri proibiti”, tra cui i suoi, e alla domanda su quale fosse il suo pensiero sui nazisti che bruciavano i libri lui rispose: “I nazisti, caro signore, erano un libro, niente sarebbe stato com’è stato, milioni di morti sarebbero vivi e milioni di libri non sarebbero cenere se un ragazzo di nome Adolf chiuso in una cella a Landsberg non avesse scritto quel libro”.
Sale sul palco ed entra nella “pagina bianca da scrivere”, una pedana illuminata dal bianco dei neon, inclinata verso il proscenio, restituisce il senso di instabilità, simulando il senso di volontà di parlare alle “masse”.
Massini entra nel profondo e libera la potenza delle parole che hanno portato l’umanità a vivere atrocità, e che solo la loro conoscenza può evitare il replicarsi.
Hitler si trasforma, man mano, da giovane ambizioso che lascia il paese natale per cercare fortuna prima a Vienna e poi a Monaco, come un disco rotto le sue ossessioni si ripetono con voce decisa e nitida: “Non voglio diventare un impiegato”… osserva in modo maniacale il mondo che gli gira intorno le persone che quotidianamente vede e analizza come esseri “Inaccettabilmente/arresi alla normalità”.
Massini sceglie le parole, le pesa e le rende tamburi, parassiti che penetrano, la sensazione di vivere il pensiero nascente nazista fa correre i brividi, la timidezza del ragazzo che dipingeva con acquarelli per 100 franchi al mese si fa esaltazione. Adolf, ragazzo timido che non parla, quasi muto, prende la parola in una riunione del Partito dei Lavoratori Tedeschi, dove pochi sono i presenti all’ascolto ma le sue parole infiammano, il senso di sconfitta della resa della prima guerra mondiale brucia… “chi ci ha reso flaccidi? Chi è?” …”Da dove si inizia per cambiare la Storia? Da dove si inizia per cambiare Tutto?”…. nessun posto più vuoto lui parla e tutti si alzano lui parla e tutti arrivano … “le masse sono solo bambini impauriti che devi dirigere…”.
“Niente è più necessario della conoscenza per evitare il ripetersi della tragedia”: echi moderni che non possono far altro che scuotere coscienze.
Sonia Lustrino