La nuova legge di bilancio 2019, recentemente pubblicata, ha provocato l’indignazione del mondo accademico che lamenta, ancora una volta, il totale disinteresse per le richieste inoltrate: nessuna novità riguardo gli scatti, per i quali, sottolinea una nota del Movimento per la Dignità della Docenza Universitaria, continua così la discriminazione rispetto a tutto il pubblico impiego. Niente sui concorsi ad Associato e ad Ordinario, niente per i Ricercatori a tempo Indeterminato, poco per i Ricercatori di tipo B (1000 posti, rispetto ai 4000 richiesti), niente per le borse di studio per gli Studenti, niente sull’eliminazione dei vincoli alle assunzioni nelle Università.
Dunque, continua la nota, l’Università continua ad essere la “cenerentola” che è stata per tanti Governi precedenti, anzi viene trattata perfino peggio, malgrado le tante enunciazioni di principio e le speranze accese anche nei recenti incontri.
Per continuare a perorare le proprie istanze il movimento ha redatto una lettera aperta indirizzata al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, al Ministro dell’Istruzione Marco Bussetti, al Ministro dell’Economia Giovanni Tria, il cui testo integrale riportiamo qui di seguito:
Al Presidente del Consiglio dei Ministri, Chiar.mo Prof. Giuseppe Conte
Al Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Chiar.mo Prof. Marco Bussetti
Al Ministro dell’Economia e delle Finanze, Chiar.mo Prof. Giovanni Tria
Oggetto. Richiesta di incontro urgente a seguito della Legge di bilancio 2019 presentata dal Governo.
Chiarissimi Professori,
con la presente esprimiamo il nostro più vivo disappunto per la Legge di bilancio per il 2019 presentata dal Governo.
Nel testo presentato troviamo infatti ben poco riguardo alle richieste da noi avanzate con la proclamazione dello sciopero dagli esami di profitto nelle Università italiane nel periodo 1° giugno-31 luglio 2018 (inviate in data 22-2-2018 e inviate di nuovo a codesto Governo con il messaggio del 3-6-2018 e con l’aggiornamento dell’11-10-2018), richieste in merito allo sblocco definitivo degli scatti dei Professori e Ricercatori Universitari (già oggetto di uno sciopero nel 2017, che ebbe qualche effetto, seppur non risolutivo, sulla Legge di bilancio 2018), ai Docenti assunti post-Gelmini, ai concorsi per Professori Associati, Ordinari, Ricercatori di tipo B, alle borse di studio per gli Studenti, all’abolizione definitiva delle limitazioni alle assunzioni nelle Università.
Se nel corso dell’iter parlamentare della Legge non ci sarà un deciso cambiamento di rotta sarà inconfutabile che, ancora una volta, all’Università italiana sono negate le risorse necessarie per riacquistare fiducia nel futuro e per rilanciarsi dopo tanti anni di “tagli”. Sarà un segno che l’Università continua ad essere la “cenerentola” che è stata per tanti Governi precedenti, anzi peggio, malgrado le tante enunciazioni di principio sul promesso “cambiamento”, i segnali di apertura e le speranze accese anche in recenti incontri.
Le nostre richieste fatte con la proclamazione dello sciopero anzidetto hanno trovato largo seguito, con 5500 Colleghi che hanno aderito allo sciopero. Oggi riteniamo che parteciperanno alle forme di protesta che proporremo anche tanti altri Colleghi, che allora ritennero di riporre fiducia nel nuovo Governo (che era da poco entrato in carica) e non parteciparono allo sciopero.
Per le ragioni appena esposte proclamiamo lo stato di agitazione dei Professori e dei Ricercatori Universitari; le adesioni a questa lettera aperta che via via raccoglieremo Vi saranno tempestivamente inoltrate.
Vogliamo però augurarci che il Governo voglia intervenire per sanare la situazione ormai diventata intollerabile. C’è ancora il tempo per farlo. Chiediamo pertanto al Governo un incontro urgente su tali argomenti.