Il Museo di Bettona ospita una sezione archeologica ed una pinacoteca ricche di opere di rilevante interesse storico e artistico
Bettona, città etrusca poi romana, delizioso borgo tutto da scoprire, ospita un museo che racchiude opere pregevolissime che si snodano tra palazzo Biancalana, che ospita la sezione archeologica, e Palazzo del Podestà dove è ubicata la pinacoteca.
La parte archeologica ospita terrecotte, ceramiche a vernice, urne e cippi funerari e di confine, testi epigrafici, bolli e sigilli, opere scultoree del periodo tardo-ellenistico e marmi di epoca romana, reperti lapidei post-classici e, tra le quali spicca una splendida testa di Afrodite in marmo del IV secolo a.C.
Nella pinacoteca è possibile ammirare, tra gli altri, l’adorazione dei Pastori di Dono Doni, grande dipinto la cui predella con le storie della vita di San Crispolto, fu tra le opere trafugate, insieme alla Madonna della Misericordia del Perugino, nel 1987 dal museo e per poi essere ritrovate, nel 1990, addirittura in Jamaica.
Opera di spicco della produzione di Dono Doni, datata 1542, l’Adorazione dei Pastori salta all’occhio per la particolarità dal punto di vista iconografico: inizialmente si credeva che la donna al centro della raffigurazione fosse la committente, dopo un attento studio invece si pensa sia raffigurata la storia “La storia della levatrice incredula” presente nei vangeli apocrifi. La storia narra che Maria fu assistita, durante il parto, da due levatrici: Zenobi e Salomè, quest’ultima protagonista della guarigione delle mani invalide; Zenobi assistette direttamente Maria al parto e, quando si accorse che era rimasta vergine nonostante avesse partorito, corse da Salomè per raccontarle quanto aveva constatato; Salomè, un po’ come San Tommaso, volle toccare per credere e le si inaridirono completamente le mani, spaventata invocò l’aiuto di Dio che le inviò un angelo che le suggerì di prendere in braccio Gesù appena nato. Sono 12 le iconografie riconosciute che raccontano questa storia, Giotto, per esempio, la raffigura nella cappella degli Scrovegni, dove si vede proprio la levatrice intenta a sollevare Gesù appena nato. Dal punto di vista stilistico interessante è l’influsso fiammingo con la minuziosa resa dei dettagli, influsso che gli umbri assorbirono con l’arrivo degli artisti nord europei in Umbria e ad Assisi nello specifico.
Un unicum è rappresentato dal tabernacolo recentemente attribuito a El Greco dallo studioso Guerrino Lovato: i rapporti del pittore ellenico con il territorio sono testimoniati dal ritratto eseguito per il cavaliere Vincenzo Anastagi, a cui era stata assegnata la commenda della Chiesa di San Giovanni dei Cavalieri di Malta in Bettona alla quale, probabilmente era destinato il tabernacolo. Sulle cinque tavolette che compongono l’opera sono rappresentati i quattro evangelisti e Gesù risorto, nell’anatomia bianco-argentea tipica di El Greco.
Di estremo rilievo i santi Pietro e Paolo dello Spagnoletto, un crocifisso ligneo da processione purtroppo non in ottime condizioni ed in attesa di restauro (per donazioni consulta il sito Art Bonus), una statua in terracotta invetriata della scuola dei Della Robbia raffigurante Sant’Antonio e la dolce Madonna della Misericordia del Perugino, dipinta per la chiesa di Santa Caterina di Bettona e successivamente ospitata nella chiesa di San Crispolto, con i due committenti posti sotto la protezione di due santi: Santo Stefano rappresentato con il sasso sulla spalla simbolo del suo martirio, e San Girolamo rappresentato penitente nell’atto di battersi il petto con il sasso.
Un’iconografia piuttosto inusuale è rappresentata da un’opera della scuola del Perugino con Sant’Anna che protegge dalle frecce probabilmente simbolo della peste.
Un singolare “catalogo” di ceramiche di Gregorio Caselli, sotto forma di pannello presenta una serie di decorazioni facenti parte di un rivestimento da cucina con il gioco dell’oca, tamburelli, fiori, frutti, animali e il classico cuore derutese fiammato.
Benedetta Tintillini