Le ricerche in preparazione della mostra su Ottone Rosai a Montevarchi (AR), dedicata ai capolavori realizzati fra le due guerre, curata da Giovanni Faccenda, offrono continuamente risultati inediti e nuovi motivi di interesse. Fra questi il ritrovamento e la corretta identificazione di un straordinario dipinto del 1932 “Baroncelli” (anch’esso, come altri in mostra, già presente nella storica rassegna di Palazzo Ferroni del medesimo anno) a lungo e in varie pubblicazioni presentato erroneamente come “Paesaggio”, ignorando, dunque, la fondamentale indicazione autografa al verso del quadro, a carboncino, dello stesso Rosai.
La mostra nasce proprio dalla volontà di superare una lettura talvolta superficiale e antiquata dell’opera di uno dei maggiori artisti italiani del Novecento, apprezzato da Francis Bacon che nel 1962, durante un’intervista televisiva, lo indica come l’artista che aveva maggiormente attirato il suo interesse: «Non esito a fare il nome di Ottone Rosai, uno fra i più grandi pittori di questo secolo: soprattutto gli autoritratti e i nudi che egli ha dipinto, gli uni all’inizio, gli altri alla fine degli anni Quaranta, hanno generato in me profonde riflessioni e non pochi trasalimenti».
In epoca più recente Georg Baselitz ne è ammiratore e ha acquistato opere dell’autore toscano a dimostrazione di quanto la pittura di Rosai sia espressione di una voce contemporanea.
Nel prezioso catalogo che accompagna la mostra, il professor Faccenda documenta, con una scheda esauriente, ogni particolare relativo all’ eccezionale ritrovamento de “Baroncelli”, aggiungendovi anche un disegno preparatorio che smentisce la tesi del lavoro “en plein air” fino ad oggi conosciuta.
Nello stesso catalogo, inoltre, verranno pubblicate alcune bellissime foto professionali a colori di un Rosai in abiti borghesi così come non si era mai visto: sorridente anziché assorto e cupo, disponibile a lasciarsi catturare (persino mentre passeggia nella “sua” via San Leonardo!) dall’obbiettivo di un fotografo evidentemente amico.
Tra le molte altre sorprese che incessantemente si aggiungono a questo evento, che verrà inaugurato il 25 ottobre 2020, anche una “chicca” per appassionati, cultori e amanti dell’arte e della letteratura di Rosai: il “miracoloso” ritrovamento di un vinile nel quale Rosai, con la sua voce calda e coinvolgente, legge due brani della sua celebre raccolta di racconti “Via Toscanella”.
E le sorprese, come altro, potrebbero non essere finite qui.
La mostra organizzata dal Comune di Montevarchi, riunirà, nella storica sede di Palazzo del Podestà, cinquanta opere di Rosai, per metà disegni e altrettanti oli. Tutti riferiti ad un momento preciso dell’artista: gli anni tra il 1919 e il 1932, il ventennio tra le due Grandi Guerre.
Ottone Rosai (Firenze 1895 – Ivrea 1957), uomo dalle travolgenti passioni, fu artista che scelse di leggere le novità del suo tempo alla luce della grande arte del Tre-Quattrocento toscano.