Il condor delle Ande, simbolo nazionale di Cile, Colombia, Ecuador e Bolivia, è ora a rischio di estinzione a livello globale. La specie è ora classificata come “Vulnerabile” nell’aggiornamento della Lista Rossa 2020 delle specie di uccelli selvatici minacciate, pubblicata dall’Iucn (International union for conservation of nature) con BirdLife International e diffusa oggi nel nostro paese dalla Lipu-BirdLife Italia. Una brutta notizia, quella che riguarda il condor delle Ande, che alimenta il timore di un’estensione anche in Sudamerica della crisi che ha già colpito duramente molti avvoltoi asiatici e africani, oggi sull’orlo dell’estinzione.
Con un’apertura alare di oltre tre metri, il condor delle Ande è uno degli volatili più grandi del mondo, con una silhouette inconfondibile che si staglia sopra le Ande fino a 6.500 metri di altitudine. Ed è anche una delle specie di uccelli più longeve, con una durata di vita, in natura, fino a 70 anni. Questo maestoso spazzino naturale ha visto tuttavia negli ultimi anni un rapido calo della popolazione a causa di persecuzioni e avvelenamenti. Uccisa o presa di mira con esche avvelenate per ritorsione contro attacchi che, in realtà, solo molto raramente può effettuare nei confronti del bestiame. Il condor delle Ande viene anche utilizzato in modo illegale in eventi folcloristici e nel commercio, e può morire per l’ingestione di munizioni di piombo che rimangono nelle carogne di cui si nutre.
“L’uomo sta rovinando la naturale e lunga strategia di vita del condor delle Ande, causando alti tassi di mortalità da cui è difficile possa riprendersi – afferma Ian Davidson, Direttore Regionale, BirdLife Americhe – Questo rapace, un’icona per vaste popolazioni del sudamerica, è presente nel folklore andino fin dal 2.500 a.C. Perderlo per sempre ora sarebbe una tragedia per la cultura e gli ecosistemi sudamericani”.
Per fortuna, l’allevamento in cattività, l’educazione delle comunità e i programmi di ripristino dell’habitat sono in corso in tutto l’areale dove vive il condor delle Ande. Nel 2014 l’Ecuador centrale ha istituito l’Antisanilla biological reserve per salvaguardare uno dei più importanti siti di nidificazione di questa specie. E inoltre i ricercatori di tutte le Americhe stanno rilevando e monitorando via satellite le popolazioni selvatiche per ottenere ulteriori informazioni sui suoi spostamenti. Tuttavia, la riclassificazione della specie come Vulnerabile a livello globale sottolinea la necessità di intensificare il lavoro di conservazione e di collaborare con i governi per rafforzare le leggi contro l’avvelenamento.
I rapaci minacciati nella savana africana
In tutta l’Africa si sta lavorando per arrestare il catastrofico declino degli avvoltoi, tuttavia nuovi dati rivelano che altri rapaci della savana africana stanno sperimentando tassi di declino altrettanto allarmanti. Il serpentario, una specie sorprendente, famosa perché uccide le sue prede come topi e serpenti calpestandole, è una delle tre specie – insieme all’aquila marziale e al falco giocoliere – riclassificate come “minacciate” e quindi considerate a rischio di estinzione. La perdita e il degrado dell’habitat, l’avvelenamento, il bracconaggio e il disturbo sono tutti fattori alla base di questo declino, ma sono necessarie ulteriori ricerche per identificare con precisione le cause e il modo più efficace per affrontarle.
“Anche se ogni specie che viene elencata come minacciata è ovviamente una cattiva notizia, non deve essere considerata una condanna – aggiunge Ian Burfield, Global Science Coordinator (Species) di BirdLife International – Per molti, la strada del recupero inizia qui, poiché l’inserimento nell’elenco porta visibilità alla loro situazione e contribuisce ad aumentare la loro priorità di conservazione. Le questioni segnalate dalla Lista Rossa dovrebbero essere al centro di ulteriori ricerche e azioni”.
Il recupero del nibbio reale in Europa
Non solo casi negativi vengono evidenziati nella nuova Lista rossa 2020 dei rapaci nel mondo. Il recupero del nibbio reale, una specie presente anche in Italia tutto l’anno o come migratrice e soprattutto svernante, è un esempio dei benefici che possono portare le politiche di conservazione. Il nibbio reale era fino a tre anni fa considerato “quasi minacciato” (Nt), e ritenuto “Spec 1” (ossia minacciato a livello globale) a causa del declino del suo areale europeo dovuto all’avvelenamento da pesticidi, alle persecuzioni e alle modifiche o al consumo di suolo.
La protezione legale assicurata dalla Direttiva Uccelli ha condotto a un piano d’azione e ad azioni di conservazione mirate in tutto il suo areale, compresi i progetti di reintroduzione su larga scala e l’educazione e sensibilizzazione delle comunità. Queste misure gli hanno permesso di aumentare ed espandersi, e ciò spiega la sua riclassificazione come “Least concern” (“a minor preoccupazione”). La categoria più bassa di rischio di estinzione.
“L’avvelenamento e la persecuzione sono ancora ostacoli al pieno recupero del nibbio reale in alcune aree, quindi c’è ancora molto lavoro da fare – conclude Marco Gustin, responsabile Specie e ricerca della Lipu – Tuttavia, la sua rinascita fornisce un modello cui può ispirarsi la conservazione dei rapaci su larga scala in tutto il mondo”.