La Galleria Nazionale delle Marche Palazzo Ducale di Urbino ospita, fino al 13 aprile 2020, la mostra “Raphael Ware. I colori del Rinascimento” dedicata all’arte delle maioliche rinascimentali italiane.
L’esposizione curata da Timothy Wilson, già responsabile del settore dell’Ashmolean Museum dedicato all’arte rinascimentale, offre l’occasione di ammirare per la prima volta, da parte del grande pubblico, una collezione di maioliche preziosissime provenienti da una collezione privata. Oltre al valore artistico, i pezzi in mostra hanno anche un enorme valore economico, come ha tenuto a sottolineare Peter Aufreiter, direttore della Galleria Nazionale delle Marche che ha evidenziato come: “nessun pezzo in mostra abbia un valore inferiore ai 100.000 euro”.
Il nome che è stato dato dal 1600 a questa tipologia di produzione, ovvero “Raphael ware”, deriva dal forte influsso che l’arte di Raffaello, grazie alla grande diffusione dei suoi disegni dopo la sua morte, ebbe sulla produzione delle maioliche tra gli anni 20 e 30 del ‘500 ad Urbino e negli altri grandi centri di produzione dell’Italia centrale come Gubbio, Faenza e Deruta.
“Proprio per questo – afferma sempre Aufreiter – una tale mostra non poteva che essere proposta ad Urbino”, l’esposizione è collocata al secondo piano del Palazzo Ducale, nella Loggia del Pasquino, luogo ideale per mostrare i preziosi oggetti irradiati dalla luce del sole, l’unica fonte di luce naturale che esalta i colori delle maioliche, la cui caratteristica è quella di conservare inalterata tutta la brillantezza dei colori originali nonostante il passare del tempo, offrendo quindi l’opportunità di ammirare i veri colori del Rinascimento.
La loggia del Pasquino, grazie a questa mostra, diventa la sede permanente della sezione di maioliche della Galleria Nazionale delle Marche che, in futuro, condurrà anche all’accesso ad uno dei famosi torricini progettati da Luciano Laurana, che rendono inconfondibile l’aspetto del palazzo realizzato da Federico da Montefeltro.
Un’altra caratteristica della Maiolica, come afferma il curatore Timothy Wilson, “è quella di condurre lo spettatore nel cuore della cultura rinascimentale”; si tratta, infatti, di un’arte a volte privata, domestica, di cui facevano sfoggio nelle case signorili, inclusi proprietari del calibro di: Isabella d’Este, il Duca di Milano Francesco Sforza e lo storico Francesco Guicciardini.
Oltre al valore estetico delle opere esposte è fondamentale anche il loro valore culturale: alcune teche sono dedicate all’influsso della cultura classica, con particolare interesse alla mitologia ed alla storia antica, sulla cultura del Rinascimento, sempre Timothy Wilson sottolinea che: “La Maiolica mostra, più chiaramente di qualsiasi altra arte, l’impatto della cosiddetta Rinascita del mondo antico”. Molti sono anche gli esempi di piatti dedicati a fanciulle con cartigli recanti il loro nome e un attributo (ad es. “Livia la bella”) oppure manufatti con raffigurazioni sacre, decorazioni a grottesche o stemmi nobiliari.
Il dettagliatissimo catalogo, curato da Claudio Paolinelli, descrive ogni pezzo in mostra anche attraverso la sua storia, lo scopo per cui venne realizzato e le persone che l’hanno posseduto.
Urbino, con le mostre “Rapahael ware. I colori del Rinascimento” e “Raffaello e gli amici di Urbino” ospitata sempre a Palazzo Ducale, rende così omaggio alla figura di Raffaello Sanzio, in occasione del cinquecentenario della sua morte.
Giulio Pocecco
Nell’immagine: Coppa, San Girolamo e il leone, Urbino 1524