Dal cappello di orso bruno al cappotto patchwork fatto di brandelli diversi di pecora e capra cuciti insieme
Cinque pelli per il guardaroba preistorico dell’Uomo dei ghiacci. Un outfit eclettico, un po’ patchwork e ‘a chilometro zero’, svelato dall’ultimo studio condotto su Oetzi e pubblicato su ‘Scientific Reports’. I segreti dell’armadio della mummia del Similaun sono emersi dall’analisi del Dna di vestiti e accessori indossati dall’uomo più famoso dell’Età del Rame, rinvenuto nel 1991 sulle Alpi Venoste da due escursionisti tedeschi e ora ‘ospite d’onore’ in una teca del Museo archeologico dell’Alto Adige di Bolzano. Gli scienziati sono risaliti alle specie animali da cui è stato ricavato il suo abbigliamento attraverso le tracce di Dna mitocondriale estratte dagli effetti personali.
Nel kit della mummia di oltre 5.300 anni un cappello di pelliccia con delle cinghie, ricavato da pelle di orso bruno, ‘leggins’ (gambali) di pelle di capra, perizoma di pelle di pecora, una stringa di pelle di mucca, una faretra di capriolo. I risultati – spiegano i ricercatori – rivelano un mix di animali selvatici ottenuti con la caccia e domestici, come a indicare che le persone vissute nell’Età del Rame sceglievano con cura i materiali per realizzare i loro vestiti.
Nel guardaroba ‘mix and match’ di Oetzi c’è anche un cappotto realizzato cucendo insieme brandelli di almeno 4 diverse pelli di capra e pecora, il che potrebbe anche suggerire l’approccio più casuale e ‘disperato’ di cucire insieme tutti i frammenti di pelli disponibili.
Questo ultimo studio “chiarisce quello che già sapevamo”, sottolinea il primo autore Niall O’Sullivan, ricercatore dell’University College Dublin di stanza all’Istituto per le mummie e l’Iceman dell’Eurac, Accademia europea di Bolzano. E cioè che l’Uomo venuto dal ghiaccio era dedito ad attività agro-pastorali e che “la maggior parte del cibo e le risorse che ha usato erano di origine nazionale. Ma sappiamo anche, da esperimenti precedenti, che” Oetzi “si è nutrito con cibo proveniente da fonti selvatiche. Il suo ultimo pasto era composto da carne di cervo rosso e stambecco. Questo studio mostra che, così come per il cibo, anche per la produzione di pelle” Iceman” ha utilizzato sia animali domestici che selvatici”.
Quando Oetzi fu scoperto, ben conservato nel ghiaccio delle Alpi italiane, il tipo di analisi del Dna antico utilizzata dagli esperti per svelare diversi segreti della mummia era impossibile. Queste tecniche “erano agli albori”, spiega lo scienziato alla Bbc online. Ora però gli esperti hanno “analizzato 9 campioni e per ciascuno di essi – aggiunge O’Sullivan – siamo stati in grado di ricostruire il mitogenoma o intero o parziale. E siamo molto soddisfatti”.
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