Percorrendo la strada con l’auto in corsa si vede solamente una tabella che indica Castel di Guido – Comune di Roma e non ti chiedi dove sei ed il perché del nome del Borgo medioevale che attraversi così velocemente. Io me lo sono chiesto ed ho iniziato a fare delle ricerche per mio conto, sbagliando subito l’approccio perché, ingenuamente, sono andato a consultare il libro di Cicerone “ La Topica”, avendo saputo che questo è un sito che nell’antichità era denominato Lorium.
Poi mi sono reso conto che, molto spesso, i nomi che vengono che dati ad un territorio o a un borgo, derivano da eventi accaduti molti secoli prima; dunque, se questo luogo all’epoca dell’antica Roma era chiamato Lorium, dovevo spostare le mie ricerche verso l’anno mille e finalmente ho trovato.
Tra i vari documenti che ho consultato, il più esaustivo è stato quello che ho trovato scritto negli annali di Prudence de Troyes dove si legge testualmente: ”Guy, magravede Spolète accurt l’appel du Pape avec le concurs des Romaines il reporte une grande victoire sur les mecreants, battus par les milicies de la campanie romaine” ovvero: “Guido, margrave di Spoleto, accorse all’appello del Papa, e con il concorso dei Romani riporta una grande vittoria sui miscredenti, battuti con l’aiuto delle milizie della campagna romana”.
I fatti narrati avvennero nell’anno 846. La vittoria suscitò ammirazione tra i Romani che iniziarono a chiamare questi luoghi Castrum Guidi, in ossequio a Guido I Duca di Spoleto e Camerino, quindi è questa l’origine del nome Castel di Guido.
L’impiego e importanza della MILIZIA CONTADINA. La battaglia del Fiume Trebbia dell’anno 889 d.C. tra Berengario e Guido II da Spoleto. Trascrivo la cronaca della seconda giornata della guerra tra Berengario e Guido da Spoleto dove si legge testualmente Guerra del Trebbia del’889 d.C: Dopo una tregua, nella quale Guido poté rifare più numeroso e potente il suo esercito. La seconda giornata fu combattuta sul fiume Trebbia: stavano per Guido cinquecento fanti francesi capitanati da Ascanio di lui fratello, seicento cavalli sotto gli ordini di un Guaisino e di un Uberto, una schiera di giovani toscani, mille fanti di Camerino, cento pedoni guidati da un Alberico: un Ranieri guidava un’altra banda, trecento corazze un Guglielmo, e altre trecento un Ubaldo: seguivano parecchie migliaia di uomini di campagna (milizia di campagna) più usati, avvezzi, all’aratro che alle armi. Anche Berengario aveva con sé tremila Friulani capitanati da Gualfredo, a cui aveva ceduto o promesso il marchesato del Friuli, mille e cinquecento corazze guidate da Unroco, mille e duecento cavalli tedeschi, altri cinquecento cavalli sotto gli ordini di un Alberico e una forte schiera di fanti e milizie rusticane.
Il figlio di Guido I, Guido II aveva imparato dal padre l’importanza della Milizia di Campagna per vincere le battaglie come dimostra la cronaca sopra riportata.
Franco Leggeri