Le europee non danno il buon esempio quando si tratta di alcool in gravidanza. Una donna incinta su 4 beve, contro una su 10 della media mondiale.
In generale una su 67 metterà al mondo un bimbo con una sindrome alcolica fetale. E globalmente sono 119.000 i bambini che ogni anno nascono, in tutto il pianeta, con gravi conseguenze legate alle abitudini alcoliche della madre, secondo una vasta revisione di studi sul tema, pubblicata dal The Lancet Global Health.
I ricercatori del Centro per la salute mentale e le dipendenze di Toronto (Canada) hanno valutato sia le ricerche sul consumo di alcol nei 9 mesi di gestazione – pubblicate in circa 30 anni, dal gennaio del 1985 al giugno 2014, 328 studi scelti su 23.740 – sia le ricerche sull’incidenza della sindrome alcolica fetale, pubblicate dal 1973 al 2015 (62 studi scelti su 11.110). In questo ultimo caso le stime riguardano solo i casi più gravi della sindrome, i soli riportati dagli studi analizzati.
I cinque Paesi dove il fenomeno dell’ alcool in gravidanza è più accentuato al mondo si trovano proprio in Europa: Russia, Gran Bretagna, Danimarca, Bielorussia e Irlanda. In queste area l’incidenza è 2,6 volte maggiore rispetto alla media. L’alcol è deleterio in gravidanza perché ha la capacità di attraversare la placenta: il bambino, così, ha lo stesso tasso alcolemico della madre, ma il suo organismo non è in grado di metabolizzare la sostanza, quindi può avere danni irreversibili, in particolare al cervello. L’alcol inoltre, può provocare aborti, nascite premature e basso peso alla nascita, oltre che deficit fisici, cognitivi e comportamentali ai piccoli.