Non siamo fatti per stare seduti” alla scrivania. A rafforzare con argomentazioni scientifiche le convinzioni dei ‘topi da ufficio’, stanchi di ore passate davanti allo schermo, sono i fisioterapisti dell’Aifi (Associazione italiana fisioterapisti) che dedicano un focus alla postura corretta da tenere quando si è costretti alla sedia e dispensano alcuni consigli ‘salva-schiena’, a misura di impiegato.
Di recente era stato un team di scienziati giapponesi a farlo notare: in un lavoro del 2015 avevano infatti dimostrato come l’utilizzo di scrivanie alte che permettono di lavorare in piedi aumentasse in maniera importante l’attività fisica degli operatori contrastando la sedentarietà.
Senza arrivare all’estremo di appendere le poltroncine al chiodo, Gianluca Rossi, presidente nazionale del Gis Terapie fisiche e tecnologie riabilitative Aifi, ribadisce l’importanza di “alternare per certe tipologie di lavoro la posizione eretta e quella seduta alla scrivania. Al di là della postura corretta o meno, la posizione seduta prolungata comporta comunque problemi. Due recenti studi (il primo pubblicato su Experimental Physiology nel 2015) dimostrano sia come 3 ore di posizione assisa senza interruzioni comportino una riduzione della vascolarizzazione fisiologica nel corpo del 33%, sia come la posizione seduta prolungata sia associata a un aumento delle patologie cardiovascolari”.
L’esperto inchioda i lavoratori agli errori più comuni: “Una postura a ‘risparmio energetico’ per il corpo, ovvero a forma di C per la colonna, crea un’iperattivazione delle parti media e inferiore dei trapezi che può portare alle disfunzioni dolorose delle spalle e una difficoltà di contrazione di alcuni muscoli addominali che potrebbero alterare il movimento della colonna lombare divenendo concausa di disfunzioni muscolo-scheletriche dolorose. Altre posture diverse da quella ideale portano a comprimere, allungare o accorciare tessuti muscolari, a costringere legamenti delle articolazioni della colonna, del bacino e dell’anca in primis a lavorare in sovraccarico”.
Ma qual è la posizione corretta? “Ogni postura è possibile se non crea un dolore e quindi una ‘fuga’ dalla stessa – dice Rossi – ma il problema è quanto tempo la mantengo. Anche una postura ideale andrebbe interrotta più volte al giorno. Bisogna pensare che l’essere umano è nato per muoversi e non è nella sua natura mantenere posture sedentarie a lungo. L’ideale è mantenere il più possibile le curve della colonna vertebrale nei limiti della normalità. Per facilitare questa posizione dobbiamo ‘regolare’ la nostra postazione di lavoro e di lettura. Adattare, per esempio, l’altezza della seduta “per arrivare ad avere le cosce parallele al pavimento e che facciano un angolo con la gamba, quindi al ginocchio, di 90 gradi o appena superiore. I piedi dovrebbero essere completamente a terra”, e se serve si può utilizzare una pedana sotto la scrivania.
Secondo punto: lo schienale. “Deve avere un supporto lombare ed essere regolabile in altezza. La regola è che lo schienale segua le curve del corpo senza accentuarle o ridurle” per cui, secondo Rossi, “non deve essere alto ma arrivare a metà della colonna”. Importante è anche “mantenere gli avambracci sulla scrivania in maniera che facciano un angolo di 90 gradi al gomito (paralleli al pavimento) senza far ‘risalire’ la spalla che deve trovarsi in una posizione neutra”. Se si utilizza il computer, “lo schermo dovrebbe essere messo a circa 60-80 cm di distanza a seconda della sua grandezza e posizionato nella sua parte superiore circa 10 cm al di sotto della linea degli occhi. Schermi grandi devono poter essere messi in basso al fine di non creare una posizione non ideale”.
Quando cominciano i problemi, c’è il pronto intervento del fisioterapia, “utile per contrastare e risolvere l’insorgere delle problematiche dovute a posture errate e prolungate. La ‘rieducazione posturale’ è propria del fisioterapista, mentre la figura del posturologo non esiste tra le professioni sanitarie. Il fisioterapista rieduca la persona, cercando di risolvere le cause della mancata postura corretta, di individuare per quale motivo quelle posizioni siano nocive per la salute del paziente e successivamente prevede un programma riabilitativo che può comprendere “la terapia manuale, esercizio terapeutico, terapie fisiche e ovviamente l’insegnamento delle corrette posture e delle strategie per mantenerle e alternarle (ergonomia posturale)”.