Le catacombe di San Faustino (nei pressi di Massa Martana), recentemente inaugurate nella nuova sistemazione esterna ed interna che permette una maggiore fruibilità da parte del pubblico, sono le uniche catacombe presenti in Umbria.
Situate lungo uno dei due tratti originali della via Flaminia e nate originariamente come ipogeo pagano poi convertito alla devozione cristiana, la loro presenza era già nota nel diciassettesimo secolo. Lo spazio attualmente visibile all’esterno dell’imbocco delle catacombe, invece, è di recentissima scoperta essendo state rinvenute accidentalmente nel 1996, durante i lavori in occasione del Giubileo del 2000.
La datazione dell’ipogeo pagano è di epoca tardo-repubblicana mentre la conversione in luogo di culto cristiano e di sepoltura risale al IV-V secolo d.C.
La zona esterna, delimitata da un lato da una esedra, forse parte di una basilica, presenta una serie di tombe tra le quali spicca la più importante, ad arcosolio, appartenente ad una donna, probabilmente la moglie del proprietario dell’area: la generosità dei coniugi che hanno donato il terreno alla comunità religiosa per fini di culto, è probabilmente il motivo per cui tutto il luogo è stato oggetto di monumentalizzazione.
Un’altra sepoltura in questo ambiente è degna di rilievo: scavata direttamente nel blocco di travertino e ancora intatta. Da alcune indagini si è appurato che contiene un defunto di sesso maschile, forse il marito della donna di cui si è accennato, dalla statura notevolmente sopra la media (circa 1,80 cm), prerogativa che si ritrova anche in alcuni scheletri rinvenuti nello scavo del Vicus Martis Tudertinis, il piccolo centro agricolo e di posta lungo la via consolare, presente nei pressi di Santa Maria in Pantano e anch’esso oggetto di scavo.
L’accesso attuale della catacomba, scavata per la prima volta negli anni 30 dal parroco tuderte don Mario Pericoli, non è quello originale, che è comunque ancora individuabile.
Particolare in questo sito è l’assenza dei simboli tipici della cristianità molto frequenti nelle catacombe romane; l’unico riferimento alla religione cristiana sono alcune croci poste molto in alto ed una piccola incisione posta in alto all’ingresso simboleggiante un pesce con il cristogramma.
La struttura originaria delle catacombe, successivamente ampliata con altre due gallerie, constava di una galleria principale con due gallerie laterali a spina di pesce; essendo impossibile lo sviluppo in lunghezza per il rischio di fuoriuscire dalla collina, con il crescere del numero delle inumazioni viene abbassato il livello, con conseguente abbandono dell’accesso originario, rimasto troppo in alto.
I loculi parietali, 400 sepolture circa, pressoché tutti aperti, fanno da corona ad una tomba ad arcosolio, sicuramente appartenente ad un personaggio molto importante della comunità.
E’ visibile la presenza di piccoli incavi dove venivano riposti gli oggetti cari al defunto, essendo ormai decaduta, con la religione cristiana, l’usanza di inserire nella sepoltura un vero e proprio corredo funerario.
di Benedetta Tintillini